Sunday, February 1, 2009

RIVOLUZIONE IRANIANA

Il giorno primo di febbraio dell’anno 1979, 12 Bahaman 1357, un jumbo dell’Air France compare nel cielo azzurroceramica di Teheran, sfiorando le cime innevate dei Monti Alborz. Su quel jumbo, noleggiato a credito, c’è Khomeini, il «profeta disarmato». Ritorna in patria dopo quindici anni di esilio e Teheran sembra impazzita: milioni e milioni di persone d’ogni età e condizione, piangendo inondano le strade.
La Rivoluzione iraniana del 1979 trasformò la millenaria monarchia persiana in una Repubblica Islamica la cui costituzione si ispira alla legge coranica, la sharia. Il regime repressivo dello scià Mohammad Reza Pahlavi conobbe negli anni 1970 un ulteriore inasprimento. Nel 1975 lo scià dichiarò illegali tutti i partiti politici, dissolvendo di fatto ogni forma di opposizione legale e favorendo la nascita di movimenti clandestini di resistenza. A guidare la guerriglia furono all'inizio i fedayyin-e khalgh (volontari del popolo) d'ispirazione marxista, che presto decisero di unirsi ai mujaheddin islamici per coinvolgere nella lotta sempre più ampi strati della popolazione ed allargare così le basi della protesta. Ma il clero sciita divenne in breve tempo l'unico riferimento della rivolta esautorando i gruppi di ispirazione politica. Khomeini dal suo esilio parigino incitava alla rivoluzione, attraverso messaggi registrati su audiocassette che venivano diffuse in tutto il Paese, mentre lo scià compiva l'ultimo disperato tentativo di salvare il suo trono mediante la nomina del democratico Shapur Bakhtiar a primo ministro mentre lasciava temporaneamente il Paese. Reza Pahlavi partì quindi per l'Egitto il 16 gennaio 1979. Le manifestazioni a favore dell'ayatollah si moltiplicavano mentre sempre più numerose erano le diserzioni nell'esercito, che il 12 febbraio annunciò il proprio disimpegno dalla lotta. A Bakhtiar non restò che darsi alla fuga. Khomeini, capo del consiglio rivoluzionario, assunse di fatto il potere, sebbene Mehdi Bazargan assumesse la carica di primo ministro provvisorio. Mentre gli uomini del vecchio regime venivano sommariamente processati e giustiziati a centinaia, il 30 marzo un referendum sancì la nascita della Repubblica Islamica dell'Iran con il 98% dei voti; vennero banditi bevande alcoliche, gioco d'azzardo e prostituzione, iniziarono le persecuzioni contro gli omosessuali e chiunque assumesse comportamenti non conformi alla sharia. Intanto lo scià, che da tempo era malato di cancro, fu accolto negli USA per curarsi, ma il nuovo potere iraniano, temendo che ciò potesse preludere a un accordo per un intervento americano allo scopo di rimettere sul trono Reza Pahlavi, chiese l'estradizione del vecchio sovrano. Gli USA ovviamente rifiutarono, e ciò innescò manifestazioni di protesta antiamericane da parte degli "studenti islamici". Quattro di essi, ignorando le prerogative diplomatiche, penetrarono nell'ambasciata americana a Tehran e presero in ostaggio circa 50 diplomatici e funzionari. Il 25 aprile 1980 il presidente americano Carter ordinò un'azzardata operazione di salvataggio, che però si concluse disastrosamente con la morte di otto militari statunitensi. La vicenda si concluse nel gennaio 1981 con la liberazione degli ostaggi grazie alla nuova amministrazione Reagan.

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