Wednesday, April 22, 2009

EARTH DAY


Il 22 aprile del 1970, 20 milioni di cittadini americani, rispondendo a un appello del senatore democratico Gaylord Nelson, si mobilitarono in una storica manifestazione a difesa del nostro pianeta. Oggi, su questo principio quanto mai d’attualità ci si mobiliterà ancora, in 174 paesi del mondo. In Italia, per il terzo anno consecutivo, a promuovere la manifestazione sarà Nat Geo Music, il canale musicale di National Geographic. L’Earth Day 2009 segnerà l’inizio di una grande campagna di sensibilizzazione denominata dagli organizzatori “Green Generation Campaign” i cui punti principali sono la ricerca di un futuro basato sulle energie rinnovabili, che ponga fine alla nostra comune dipendenza dai combustibili fossili, incluso il carbone. Un impegno personale a un consumo responsabile e sostenibile. La creazione di una “economia verde” che tolga la gente dalla povertà con la creazione di milioni di “posti di lavoro verdi” e trasformi anche il sistema educativo globale in un sistema educativo “verde”.
Nelle sale cinematografiche anteprima del film “Earth - La nostra Terra” prodotto da DisneyNature, un inno alla Terra e alla sua bellezza.

ELEZIONI IN SUDAFRICA

Si aprono oggi in Sudafrica le elezioni presidenziali: ventitré milioni di persone andranno alle urne per eleggere un nuovo parlamento, che a sua volta nominerà il presidente della Repubblica. Favorito il leader dell’Anc, Jacob Zuma. Gli ultimi sondaggi danno all’Anc oltre il 60% delle preferenze. si vota per eleggere il quarto presidente del Sudafrica senza più apartheid. L'African National Congress, il partito di Nelson Mandela che ha dominato la scena politica di questi anni, accusa i primi cedimenti. l'Anc ha portato avanti il suo progetto di democratizzazione. Ma non è riuscito ad abbattere quelle differenze razziali, e sociali, che continuano a esistere. Il livello di violenza è sempre alto, l'Aids ha contagiato più della metà della popolazione. La disoccupazione ha raggiunto il 40 per cento. Nonostante il pil resti arroccato ad oltre il 7 per cento. Le vite restano separate, con quartieri ben distinti, dove solo da pochi anni iniziano a mischiarsi bianchi e neri, uniti da un comune benessere piuttosto che da stesse culture e tradizioni. I sudafricani chiedono un rinnovamento. Guardano altrove, ai partiti, come la Democratic Alliance di Helen Zille, sindaco bianco di Città del Capo, un lungo passato di lotta all'apartheid che scuote le coscienze denunciando le corruttele e il nepotismo imperanti nel partito del Padre della patria. Osservano curiosi la nascita del Cope, Party of the People, costola dissidente dell'Anc che potrebbe erodere percentuali importanti mettendo in discussione la maggioranza assoluta della formazione guidata da Jacob Zuma. Il nuovo presidente dell'African National Congress, leader discusso e amato dal suo popolo, è stato al centro di questa combattiva campagna elettorale. Le accuse di stupro e di corruzione per la compravendita di una partita di armi, da cui è uscito prosciolto, continuano a offuscare la sua immagine. Ma la sua storia di vecchio guerrigliero, con i suoi scontri armati e la sua dura galera a Robben Island, la sua ascesa politica dentro il potente sindacato, sono riusciti a imporlo come candidato favorito.




ANC. Il partito fu fondato l'8 gennaio del 1912 allo scopo di difendere i diritti e le libertà della maggioranza nera della popolazione sudafricana, nome originario del partito, infatti, era "South African Native National Congress".Nel 1944 nacque, ad opera di Nelson Mandela, Walter Sisulu e Oliver Tambo, la Lega giovanile dell'ANC, che assicurò un ricambio generazionale e l'inizio di un forte impegno per la non violenza. Nel 1947 iniziò la collaborazione con la Natal Indian Congress, fondata dal Mahatma Gandhi.
Il ritorno al potere del Partito Nazionale, filo-afrikaner, determinò l'inizio della politica di apartheid. In tutti gli anni '50 ai neri fu impedito di esercitare il diritto di voto e si videro negare i diritti civili e politici. Nel 1952 l'ANC diede vita a boicottaggi e scioperi simili a quelli organizzati dal Mahatma Gandhi in India. Nel 1955, l'ANC aderì al Congresso del Popolo, formato insieme al South African Indian Congress (indiani) e al Congress of Democrats (bianchi). Nel 1960, l'ANC inizò la battaglia conto la Pass Law, una legge che obbligava i neri a portare con sé una tessera da esibire ogni qual volta volessero entrare nei territori riservati ai bianchi, le organizzazioni per i diritti civili furono bandite e l'ANC fu costretta ad operare in clandestinità, avviando anche azioni violente. Sotto la guida di Oliver Tambo, l'ANC, negli anni '70 ed '80, incrementò le azioni di sabotaggio, alcune delle quali provocarono vittime. Si organizzarono basi in Mozambico, Botswana e Swaziland. L'ANC presentò liste comuni con il Partito Comunista Sudafricano e con Congresso di Sindacati del Sudafrica alle prime elezioni a suffragio universale del 1994. L'ANC ottenne il 62,6%, 252 seggi e Mandela fu eletto primo Presidente del Sudafrica. La nuova costituzione, infatti, aveva cambiato il nome alla massima carica dello stato da Presidente dello Stato a Presidente del Sudafrica. Alle elezioni provinciali, svolte in concomitanza con le politiche, l'ANC ottenne sostanzialmente la stessa pecentuale di voti. Nel KwaZulu-Natal, però, non avendo nessun partito conseguito la maggioranza assoluta dei voti, l'ANC si alleò con il Partito Inkata per la Libertà (Inkatha Freedom Party). Tale coalizione si è ripetuta anche nel 1999. Le elezioni nazionali del 1999 videro l'ANC incrementare i propri suffragi (66,4%) e seggi (266). Ciò nonostante l'ANC decise di coalizzarsi con il Nuovo Partito Nazionale (NNP), Dal 2001, l'alleanza con comunisti e sindacati è iniziata a indebolirsi, e l'ANC ha modificato il proprio orientamento politico in direzione più liberale. Alle elezioni del 2004, l'ANC ha ulteriormente migliorato i propri consensi giungendo al 69% dei voti ed a 270 deputati. L'unico partito che sembra resistere all'avanzata dell'ANC è l'Alleanza Democratica (12,4%), mentre il NNP, dopo aver ulteriormente ridotto i suoi voti all'1,6%, ha deciso di sciogliersi.
Negli ultimi anni non sono mancate polemiche e difficoltà. Infatti, nonostante il successo elettorale, le difficoltà con i sindacati (COSATU) sono andate aumentando. A queste si sono aggiunte le accuse di corruzione nei confronti di Jacob Zuma, vice Presidente del Sudafrica, durante la presidenza di Thabo Mbeki (ANC), ed attuale presidente dei deputati dell'ANC.
Nonostante le difficoltà, l'ANC ha confermato, alle elezioni amministrative del 2006, oltre il 66% dei consensi. (wikipedia)

IL FALLIMENTO DELLA CONFERENZA CONTRO IL RAZZISMO

I rappresentanti degli Stati dell’Unione europea hanno abbandonato la sala in cui si stava svolgendo la conferenza Onu sul razzismo a Ginevra nel momento in cui il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, nel suo intervento, si è riferito allo stato di Israele come ad un “governo razzista”. il presidente Ahmadinejad ha criticato l’istituzione di “un governo razzista” in Medio Oriente dopo il 1945 alludendo chiaramente a Israele. Ma il presidente Ahmadinejad ha ricevuto anche applausi dalla platea: la prima volta quando ha accusato “gli Stati occidentali di essere rimasti in silenzio di fronte ai crimini commessi da Israele a Gaza” e la seconda volta quando ha detto che occorre “rivedere le organizzazioni internazionali e il loro modo di lavorare”. Consensi al presidente iraniano sono arrivati anche quando ha parlato della crisi economica mondiale sottolineando che “continua ad aggravarsi e non ci sono speranze che possa essere superata”.
La Conferenza dell’Onu sul razzismo ha approvato già oggi a Ginevra il documento finale. Il testo è stato approvato per acclamazione. Il testo è stato approvato senza modifiche rispetto alla bozza trasmessa venerdì sera alla Conferenza. Durban 2, la contestata Conferenza sul razzismo, boicottata da Israele, Stati Uniti, Italia e Gremania. Alcuni paesi europei, come l’Italia, avevano capito prima cosa sarebbe successo a Ginevra.
Durban è fallita, prima ancora di cominciare e a seppellirla è stato Mahmoud Ahmadinejad.





L'intervento dei Ahmadinejad in compenso a fatto svegliare l'azione per il medio oriente del presidente degli Stati Uniti Obama. Il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs ha annunciato che Barack Obama intende convocare a Washington il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il presidente egiziano Hosni Mubarak e il presidente dell’Anp Abu Mazen per colloqui separati. Non si profila un incontro facile: Obama spinge sul multilateralismo e sul riconoscimento di uno stato palestinese, mentre Netanyahu deve far convivere nel suo governo l’estrema destra di Lieberman con il laburista Barak. A dividere i due c’è poi la questione iraniana: Obama ha ribadito oggi il suo impegno per un dialogo con l’Iran, che in Israele viene definito il nuovo Hitler. Le dichiarazioni fatte dal presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad su Israele sono state “orrende e discutibili”, ha affermato il presidente americano senza mezzi termini, tuttavia gli Usa vogliono continuare a tenere un dialogo “diretto” con Teheran con cui “tutte le opzioni restano sul tavolo”.

Tuesday, March 31, 2009

LA GRANDE COALIZIONE ISRAELIANA (guarda a destra)

Il nuovo governo israeliano, guidato dal leader del Likud Benjamin Netanyahu, sarà presentato oggi alla Knesset. L’esecutivo, di cui fanno parte anche esponenti laburisti, partito nazionalista Yisrael Beiteinu, lo Shas e il Partito dei coloni, conta una trentina di ministri e almeno sei vice ministri, e sarà il più grande nella storia di Israele. Il nuovo ministro degli Esteri sarà Avigdor Lieberman, il leader di Yisrael Beiteinu, mentre il leader laburista e ministro della Difesa uscente, Ehud Barak, manterrà il suo incarico. A poche ore dalla cerimonia di giuramento del nuovo governo Israele guidato da Netanyahu, in programma oggi pomeriggio alla Knesset, scoppia una prima mini-crisi. Yisrael Beiteinu ha infatti minacciato di chiamarsi fuori se non gli sarà garantito il dicastero degli Esteri, anche nel caso in cui il suo leader, Avigdor Lieberman, che si appresta a diventare il nuovo capo della diplomazia israeliana, fosse costretto a dimettersi per problemi giudiziari. Nelle ultime ore circolano voci secondo cui il premier designato Benjamin Netanyahu avrebbe promesso al suo principale rivale all’interno del Likud, Silvan Shalom, la poltrona di ministro degli Esteri nel caso in cui Lieberman dovesse appunto dimettersi a seguito di una sua incriminazione per corruzione.



Amnon Dankner, ex direttore del quotidiano “Ma’ariv”, scrittore, ultimamente romanziere di successo dice questo del nuovo governo: "gli israeliani sanno bene che in questo momento qualsiasi eventualità di accordo con i palestinesi è lontano anni luce. Siamo ben distanti dal tempo degli accordi di Oslo del 1993. Oggi non si può fare la pace anche perché i palestinesi sono divisi tra di loro. Trionfa lo scontro Hamas-Olp. Nessuno in Israele crede davvero nell’avvio di un qualsiasi dialogo di sostanza con Abu Mazen. La situazione in questo campo è totalmente bloccata”. E le conclusioni sono ancora più grame: “In questo periodo del nulla non ti puoi attendere nulla”.

Yisrael Beiteinu (ישראל ביתנו, letteralmente "Israele, Casa Nostra") è un partito israeliano di destra. Il partito, che rappresenta soprattutto gli emigrati dell'ex blocco orientale, sostiene la linea dura nei confronti degli arabo-israeliani e dei palestinesi. Uno dei suoi fondatori è Avigdor Lieberman, già membro del Likud, noto per il suo piano di ritiro dalla Linea Verde, in modo tale che aree come il “Triangolo” (Meshulash in ebraico, Sharon orientale) e il Wadi 'Ara – ceduto dalla Giordania a Israele in seguito agli accordi successivi all’armistizio del 1949 – passino sotto il controllo arabo. Ciò comporterebbe per circa un terzo degli arabi israeliani la perdita della cittadinanza. La giustificazione di tale cessione di territori dello Stato di Israele sarebbe nel fatto che la popolazione è composta per la maggior parte da arabi che si sentono palestinesi più che israeliani. Essi dovrebbero perciò essere incoraggiati a riunirsi all'Autorità Nazionale Palestinese, il trasferimento di arabo-israeliani in territori palestinesi dovrebbe essere incoraggiato con aiuti economici.

www.beytenu.org

intevista a Lieberman (lingua originale)

Wednesday, March 25, 2009

ELEZIONI IN MACEDONIA

Gjorge Ivanov, professore di politica, è in netto vantaggio sui suoi avversari nel primo turno delle presidenziali in Macedonia, in un voto che ha ricevuto il plauso dell'Ue per la mancanza di disordini e violenze.
Secondo un primo conteggio ancora incompleto dei voti, il 49enne Ivanov, esponente del partito di destra VMRO-DPMNE è in netto vantaggio per la vittoria della presidenza al ballottaggio che si terrà tra due settimane. I risultati parziali mostrano un testa a testa per il secondo posto tra Ljubomir Frckovski, del principale partito di opposizione SDSM, e l'indipendente Ljube Boskovski, ministro dell'Interno durante i disordini etnici del 2001.
Si tratta della prima esperienza politica per Ivanov e la sua candidatura è giunta a sorpresa.



L'Organizzazione rivoluzionaria interna macedone - Partito Democratico per l'Unità Nazionale Macedone è un partito di cenro-destra nella Repubblica di Macedonia e che sostiene l'ammissione di Macedonia presso la NATO e l'Unione europea. La parte del nome deriva dalla Organizzazione rivoluzionaria interna macedone, un movimento ribelle del 19o secolo. L'originale organizzazione fu soppressa nel 1930, data alla quale il territorio della attuale Repubblica di Macedonia ha fatto parte del Regno di Jugoslavia. Dopo la morte di Tito nel 1980, SFR Jugoslavia ha cominciato a disintegrarsi e la democrazia partitica è tornata in Macedonia. Molti esuli nazionalisti tornaono in Macedonia dall'estero, e una nuova generazione di giovani intellettuali macedone riscoprì la storia del nazionalismo macedone. In queste circostanze, non era sorprendente che il nome del famoso movmento macedone ribelle è stato rianimato. Sotto il nome VMRO-DPMNE, il partito è stato fondato il 17 giugno 1990 a Skopje.
www.vmro-dpmne.org.mk

SFIDUCIATO IL PREMIER CECO : le vittime istituzionali della crisi economica

Il governo del premier conservatore ceco Mirek Topolanek è stato sfiduciato oggi dal Parlamento. Una mozione di sfiducia presentata dall'opposizione socialdemocratica è stata votata da 101 deputati, quanto bastava per far cadere il governo. Topolanek, premier della Repubblica Ceca dal 2006, è da gennaio di quest'anno anche Presidente del Consiglio europeo, essendo succeduto al francese Nicolas Sarkozy nel semestre di guida europea. Il primo ministro resterà in carica fino a quando il presidente della Repubblica Vaclav Klaus non nominerà un nuovo esecutivo o indirà elezioni anticipate. La procedura prevede che il presidente ceco, dopo aver accettato le dimissioni dell'esecutivo, accerti se la squadra di governo può rimanere fino al conferimento dell'incarico a un nuovo premier. A questa fase seguiranno consultazioni e negoziati. Il leader dell'opposizione Jiri Paroubek ha dichiarato di essere disposto a far rimanere in carica il governo sino a luglio, cioè sino alla fine del semestre europeo, a patto che il ministro degli Interni Ivan Langer lasci l'incarico.
Il governo ceco dunque rischia di diventare la quarta vittima della crisi economica dopo Islanda, Belgio e Lettonia. Ma le turbolenze finanziario-economiche hanno messo sotto pressione più di una squadra al comando nell’Europa centro-orientale. L’Ucraina è tetanizzata dai litigi in seno al governo e con il presidente sui negoziati per il superprestito di salvataggio del Fondo Monetario Internazionale, la Turchia attende le elezioni amministrative del 29 marzo prima di procedere a sua volta all’accordo con il Fmi. Rischia parecchio anche il governo ungherese. A Budapest, profondamente colpita dalla crisi economica, s’è aperta una vera e propria crisi al buio, dagli esiti incerti. Il primo ministro Ferenc Gyurcsany, parlando sabato al Congresso del suo Partito socialista, ha chiesto di trovare un nuovo leader a cui affidare la formazione di un governo di più ampio consenso. A questo punto, gli scenari della transizione appaiono tutto meno che scontati. Anche la Turchia vive una fase d’incertezza politica. Duramente colpita dalla crisi finanziaria, Ankara sta trattando per un presti col Fondo monetario internazionale. In particolare, sono in discussione gli obblighi che l’istituzione di Bretton Woods imporrebbe in termini di bilancio pubblico. In questo contesto, per domenica sono in programma elezioni amministrative anticipate. Il partito islamico-moderato per la Giustizia e lo Sviluppo (Akp), di cui è espressione il premier Recep Tayyip Erdogan. Il capo del governo non s’è speso nella campagna elettorale e punta a vincere, tenendo conto che parrebbe mancare una reale alternativa politica. Tuttavia, anche l’Akp in alcune realtà rischia e un risultato negativo potrebbe avere un contraccolpo anche ad Ankara.

http://it.euronews.net/2009/03/25/la-repubblica-ceca-portera-a-termine-il-semestre-europeo/

Thursday, March 19, 2009

LA CENSURA CHE UCCIDE


Il blogger iraniano Mir Sayafi, 25 anni, è morto mercoledì in prigione a Teheran, dove era detenuto dopo essere stato condannato per insulti nei confronti della guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei. Gli organi d'informazione iraniani riportano di una serie di arresti, effettuati negli ultimi mesi, di persone legate a siti web. Secondo le autorità locali farebbero parte di un «complotto» sostenuto da potenze straniere contro l'Iran. Dopo la chiusura di molti giornali, in Iran i blog sono diventati la principale fonte d'informazione indipendente. Lo scorso novembre durante una visita a Teheran è stato arrestato Hossein Derakhshan, 33 anni, blogger che dal 2000 viveva a Toronto (Canada) dove aveva lanciato una serie di siti d'informazione. Hossein Derakhshan, si trova in carcere a Evin accusato di spionaggio a favore di Israele. Avrebbe “confessato” e su di lui pesa ora la minaccia della condanna a morte. Per la stessa accusa Teheran ha appena giustiziato Alì Ashtari. Derakhshan era partito dal Canada, dove ha iniziato l’attività di blogger anti-regime in farsi e inglese conquistandosi anche una collaborazione col Guardian, per far visita alla famiglia in Iran. La sua colpa? Una visita in Israele di due anni fa, per “mostrare la vita quotidiana del popolo ebraico” e smascherare i pregiudizi antisemiti. E’ stato rinchiuso a Evin, significa “amore” in curdo ma durante la Rivoluzione khomeinista vi si uccidevano i dissidenti estraendo il sangue. Zahara Kazemi è morta a Evin per emorragia cerebrale, colpevole di aver scattato fotografie della prigione. A Evin, la più famosa segreta dell’Iran che le Nazioni Unite hanno definito “una prigione nella prigione”, ci sono decine di dissidenti e nemici del khomeinismo. Ufficialmente, dei 2.755 uomini e 375 donne di Evin, nessuno figura come “prigioniero politico”. La formula più usata è “moharebeh”, cn cui nel Corano si indicano i reati dei “nemici di Allah”. A Evin, ci sono rinchiusi, fra gli altri: La giornalista Parvin Ardalan è lì in agonia per “propaganda contro il sistema”, L’ayatollah Seyyed Hossein Borujerdi, dissidente teologico della Rivoluzione; Ramtin Soodmand, figlio dell’ultimo convertito al cristianesimo giustiziato; a quindici anni è stato appena condannato lo studente curdo Yasser Goli. Finirà impiccato invece l’insegnante curdo Farzad Kamangar. Casi esemplari della repressione ....

Tuesday, March 17, 2009

GOLPE IN MADAGASCAR

La vita nella capitale Antanarivo continua come sempre, con scuole e negozi aperti, ma la gente è preoccupata che possa scoppiare una guerra civile. L'esercito, che ha scelto oramai l'opposizione, è schierato ad Antananarivo intorno agli edifici occupati, l'ufficio del presidente e la banca centrale. Rajoelina, 34 anni, ex sindaco della capitale, da gennaio cavalca le proteste popolari contro gli aumenti dei prezzi, che hanno fatto oltre cento morti. Il 31 gennaio si è autoproclamato leader del paese e il 7 febbraio ha guidato una marcia sul palazzo presidenziale, respinta a mitragliate, con una trentina di vittime. Nei giorni scorsi ha rifiutato un'offerta del presidente di tenere un referendum per risolvere la crisi e ha chiesto invece alle forze armate di arrestare Ravalomanana.
il presidente del Madagascar, Marc Ravalomanana, si è dimesso e ha consegnato il potere ai militari. Lo ha detto il suo portavoce. Il braccio di ferro è stato così vinto dal capo dell'opposizione, il sindaco della capitale Antananarivo Andry Rajoelina, 34 anni, che è entrato nell'ufficio del presidente nel centro della capitale Antananarivo (occupato lunedì dall'esercito, che oramai lo appoggia) e ha annunciato a una folla festante che otto ministri hanno consegnato le dimissioni nelle sue mani: «La lotta per la democrazia è quasi terminata» ha dichiarato.


Nel 1885, nel contesto della spartizione coloniale dell'Africa, gli inglesi rinunciarono a qualsiasi pretesa nei confronti del Madagascar, lasciando il campo libero ai francesi. Nel 1890 la Francia dichiarò il Madagascar un proprio protettorato. Durante la seconda guerra mondiale, truppe malgasce combatterono in Francia, Siria e Marocco. Quando la Francia cadde in mano ai tedeschi, il Madagascar passò sotto il controllo del governo di Vichy. Nel 1942 l'isola fu invasa dalla Gran Bretagna che la riconsegnò ai "francesi liberi" di de Gaulle l'anno dopo.
Nei primi anni '50 la Francia diede inizio a una serie di riforme che consentirono al Madagascar una transizione verso l'indipendenza. Il 14 ottobre 1958 nacque ufficialmente la Repubblica del Madagascar nel ambito della Communauté Française. Il 26 giugno 1960 finalmente il Madagascar divenne indipendente, con Philibert Tsiranana come primo presidente. Dopo l'abbandono di Tsiranana e un breve periodo di transizione, il potere passò nelle mani di Didier Ratsiraka, che modificò profondamente lo stato e la politica estera malgascia in direzione di un socialismo filo-sovietico. Il partito di Ratsiraka divenne l'unico partito legalmente riconosciuto nel 1977, e la libertà di stampa fu fortemente ridotta. Il regime di Ratsiraka iniziò a vacillare negli anni '80, sotto la pressione di una forte crisi economica e del crescente isolamento internazionale del paese. Ratsiraka modificò gradualmente la propria politica, fino a indire le prime elezioni multi-partitiche nel 1993. Ratsiraka e il suo principale rivale, Albert Zafon, si alternarono alla guida del paese fino al 2001.
Marc Ravalomanana é presidente del Madagascar fino al golpe.
Nel 1999 Ravalomanana divenne sindaco della capitale malgascia, Antananarivo. Alle elezioni del 16 dicembre 2001 fu candidato alla presidenza del paese; l'esito delle votazioni fu controverso, e sia Ravalomanana che il suo avversario (il presidente uscente Didier Ratsiraka) sostennero di aver vinto. La disputa causò alcuni scontri fra i sostenitori dei due candidati: mentre le zone centrali dell'isola vennero occupate da Ravalomanana le coste furono fedeli a Ratsiraka e le strade furono interrotte da posti di blocco, anche l'esercito cominciò a dividersi tra chi era fedele a uno o all'altro candidato. Il 22 febbraio 2002, Ravalomanana si autodichiarò presidente, e la sua posizione fu confermata il 29 aprile dall'Alta Corte Costituzionale. Questo, tuttavia, non pose fine agli scontri nel paese, che si conclusero solo con l'esilio forzato di Ratsiraka, il 5 luglio.

SEATTLE POST-INTELLIGENCER

Dopo 146 anni il Seattle Post-Intelligencer abbandona la carta stampata e diventa esclusivamente online, è la prima volta per un quotidiano di una grande città. L’ultimo numero è stato venduto oggi in edicola. Che la testata fosse in crisi, non e’ una novita’, e l’idea di trasformarla in un quotidiano sul web era nell’aria da diverse settimane, dato che a diversi cronisti era stato prospettato un passaggio alla redazione elettronica.
Il passaggio su internet avra’ conseguenze pesanti dal punto di vista dell’occupazione: la testata online avra’ complessivamente una ventina di giornalisti e la maggior parte dei dipendenti del quotidiano, 167 in tutto, perdera’ il proprio posto di lavoro.
La crisi colpisce anche l'iformazione , è sembrava doveroso seglalare anch su questo blog questo caso emblematico che ha interessato uno dei giornali più vecchi di Seattle.

Sunday, March 8, 2009

IRLANDA DEL NORD TORNA L'IRA

Real Irish Republican Army o RIRA è un'organizzazione paramilitare nata nel 1997 in seguito alla scissione di alcuni elementi dissidenti dall'IRA, contrari alla strategia del processo di pace perseguita dalla dirigenza. Dopo alcune azioni che dimostravano come, pur se limitati nel numero, i dissidenti erano in grado di costituire una seria minaccia per il processo di pace (erano tutti "veterani" dell'IRA esperti nella fabbricazione di bombe), il 15 agosto 1998 un'autobomba della RIRA nel centro di Omagh causò la morte di 29 persone (l'attentato singolo che ha causato più vittime nella storia dei Troubles). La Vera Ira ha rivendicato l’attentato in Irlanda del nord costato la vita a due soldati britannici con una telefonata al Sunday Tribune L’attentato, in cui due soldati sono morti e altre quattro persone sono rimaste ferite, è avvenuto ieri sera alle 21.40 (le 22.40 in Italia) nel quartier generale del genio militare a Masserene nella contea di Antrim, a nord ovest di Belfast. Stando alle più recenti ricostruzioni, il commando armato si è avvicinato in macchina e ha aperto il fuoco all’ingresso principale della base, dove un gruppo di militari e civili dello staff stavano ritirando delle pizze da un fattorino.




L'Irish Republican Army (IRA) (in gaelico Óglaigh na hÉireann), a volte indicata come Old IRA (Vecchia IRA), era un'organizzazione militare nata dai Volontari Irlandesi (Irish Volunteers), che nel 1919 il Dáil Éireann riconobbe come esercito della Repubblica Irlandese, proclamata durante la Rivolta di Pasqua del 1916 e riaffermata dal Dáil nel gennaio 1919. La violenza politica che scoppiò in Irlanda tra il 1916 e il 1923, aveva le sue origni nelle richieste del nazionalismo irlandese per l'indipendenza dalla Gran Bretagna, e nella resistenza unionista a queste richieste. Entro il 1914, questa questione giunse ad una impasse, con il governo britannico pronto a concedere la Home Rule o l'autogoverno all'Irlanda. Ciò portò alla formazione di milizie armate unioniste e nazionaliste, rispettivamente la Ulster Volunteer Force e i Volontari Irlandesi. Government of Ireland Act del 1914, più generalmente noto come Third Home Rule Act, fu un atto approvato dal parlamento britannico nel maggio 1914, che cercava di dare all'Irlanda un governo autonomo all'interno del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. La sua implementazione venne rinviata fino a dopo la I guerra mondiale. Volontari Irlandesi si divisero, con i National Volunteers guidati dal leader del Partito Parlamentare Irlandese, John Redmond che erano pronti ad accettare le promesse britanniche di concedere l' Home Rule. Dall' altra parte circa 12.000 Volontari, guidati dal presidente della Gaelic League, Eoin MacNeill, infiltrati dalla segreta Fratellanza Repubblicana Irlandese, si rifiutarono di unirsi allo sforzo bellico britannico e mantennero il nome di Volontari Irlandesi. La rivolta scoppiò il 24 aprile 1916, il lunedì di Pasqua.
Nell'occasione, la rivolta consistette in una settimana di combattimenti nelle strade della capitale irlandese, passata la quale i ribelli si arresero. I britannici usarono una forza soverchiante, comprendente oltre 16.000 uomini, artiglieria e una cannoniera navale, per sedare la ribellione. I capi della rivolta occuparono il General Post Office , issando una bandiera verde con la scritta 'Irish Republic', e proclamando l'indipendenza per l'Irlanda. Anche se la rivolta divenne in seguito un episodio celebrato dai nazionalisti irlandesi, fu molto impopolare all'epoca. I Volontari ribelli erano una fazione di minoranza tra i nazionalisti irlandesi , ma l'opinione pubblica si spostò progressivamente dalla parte dei ribelli nei due anni seguenti. Tornati dai campi d' internamento, i reduci della rivolta presero il controllo del Sinn Féin, un piccolo partito nazionalista guidato da Arthur Griffith che cedette la guida del partito a Eamon de Valera, l' unico dei comandanti della rivolta che non era stato giustiziato grazie alla sua cittadinanza statunitense. Nelle elezioni generali del 1918 ottenne una vittoria decisiva, conquistando la maggioranza assoluta dei seggi irlandesi. I membri del parlamento del Sinn Féin si ritirarono dal parlamento britannico e dichiararono la Repubblica Irlandese nella Mansion House di Dublino dove si riunirono dando vita al primo Dáil Éireann. A quel punto i Volontari Irlandesi, noti in gaelico come Oghlaigh na hEireann, vennero riorganizzati sotto la guida di Michael Collins e cominciarono a essere chiamati Irish Republican Army. Come primo atto, il Dáil elesse un primo ministro (Priomh Aire), Cathal Brugha, e varò un Gabinetto, presieduto da de Valera, chiamato Aireacht. In teoria, l'IRA era responsabile verso il Dail ed era l'esercito della Repubblica Irlandese, ma il Dail ebbe grandi difficoltà nel controllare le azioni dei Volontari. L'IRA condusse una campagna di guerriglia contro le forze della Corona Britannica in Irlanda dal 1919 al luglio 1921. Il periodo più intenso della guerra fu dal novembre 1920 al luglio 1921. A Belfast la guerra ebbe un suo carattere particolare. La città aveva una maggioranza protestante e unionista e alle azioni dell'IRA seguivano feroci rappresaglie contro la popolazione cattolica, comprendenti omicidi e l'incendio di molte case. L'IRA a Belfast, e nel nord in generale, fu quindi più impegnata nel proteggere la comunità cattolica dai lealisti e dalle forze statali. I negoziati del Trattato Anglo-Irlandese si svolsero a Londra nel dicembre 1921. La delegazione irlandese era guidata da Arthur Griffith e Michael Collins.
La parte più controversa del trattato, per l'IRA, fu il fatto che il nuovo stato non sarebbe stato una Repubblica, ma si sarebbe chiamato Stato Libero d' Irlanda (Saorstat Eireann) e avrebbe avuto lo status di dominion all' interno del Commonwealth britannico, e il fatto che i parlamentari avrebbero dovuto pronunciare un giuramento di fedeltà al Re, che rimaneva formalmente il Capo dello Stato. Queste questioni furono la causa di una spaccatura nell'IRA e in ultima analisi della guerra civile irlandese. In base al Government of Ireland Act 1920, l'Irlanda era stata divisa, creando una Irlanda del Nord e una Irlanda del Sud. In base ai termini dell'accordo Anglo-Irlandese del 6 dicembre 1921, che pose fine alla guerra, all'Irlanda del Nord venne data l'opzione di ritirarsi dal nuovo stato, lo Stato Libero d'Irlanda, e rimanere parte del Regno Unito. Il parlamento dell'Irlanda del Nord, a maggioranza protestante, si pronunciò in quel senso. La parte dell'IRA a favore del trattato divenne ben presto il nucleo del nuovo Irish National Army creato da Collins e Mulcahy. La pressione del governo britannico, che esigeva che il Governo Provvisorio ristabilisse la propria autorità e disarmasse i ribelli, e le tensioni tra le fazioni dell'IRA pro e contro il trattato, portarono ad una sanguinosa guerra civile in cui compagni che fino a qualche mese prima avevano combattuto fianco a fianco si spararono addosso e che finì con la sconfitta della fazione contraria al trattato. Circa 7-8.000 membri dell'esercito nazionale dello Stato Libero d'Irlanda erano ex volontari dell'IRA. Dall'altra parte, circa 15.000 uomini combatterono per la parte contraria al trattato. Il 24 maggio 1923 Frank Aiken, repubblicano del South Armagh e Capo di Stato Maggiore dell'IRA (anti-trattato), dichiarò un cessate-il-fuoco e ordinò a tutte le unità di mettere da parte armi e altro materiale bellico. Molti uomini dell' IRA abbandonarono completamente l'attività politica, ma una minoranza continuò ad insistere che il nuovo Stato Libero d'Irlanda, creato da un trattato "illegittimo", era uno stato senza legittimazione. Essi affermavano che il loro "Esecutivo dell'IRA" era il vero governo dell'ancora esistente Repubblica Irlandese.

Monday, February 2, 2009

CESARE BATTISTI


Il Brasile ha concesso lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti, l'ex militante dei Proletari armati per il comunismo condannato all'ergastolo in Italia per quattro omicidi tra il 1977 e il 1979, la cui estradizione era stata chiesta tempo fa dall'Italia a Brasilia. È attesa a partire da oggi la decisione della Corte suprema brasiliana sul caso Cesare Battisti. Concluse le ferie estive, il Tribunale supremo federale (Stf) si riunirà per valutare se la decisione del ministro brasiliano della Giustizia, Tarso Genro, di concedere l’asilo politico all’ex militante dei Proletari armati per il comunismo comporta o meno il blocco della procedura d’estradizione avviata dall’Italia.


In Italia Cesare Battisti è stato condannato come responsabile di quattro omicidi - tre come concorrente nell'esecuzione, uno co-ideato ed eseguito da altri:
6 giugno 1978 a Udine, Antonio Santoro, maresciallo della Polizia penitenziaria; omicidio di cui fu accusato dal "pentito" Pietro Mutti che poi si assunse la responsabilità diretta dell'azione, "declassando" il ruolo di Battisti alla sola "copertura". Santoro era accusato dai PAC di maltrattamenti ai danni di detenuti.
16 febbraio 1979 a Santa Maria di Sala (VE), Lino Sabbadin, macellaio di Mestre; Battisti fece da "copertura armata" all'esecutore materiale Diego Giacomin. Sabbadin si era opposto con le armi al tentativo di rapina del suo esercizio commerciale.
16 febbraio 1979 a Milano, Pierluigi Torregiani, gioielliere; Battisti fu condannato come co-ideatore e co-organizzatore. Nel corso dell'assassinio di Pierluigi Torreggiani venne coinvolto anche suo figlio Alberto, che da quel giorno vive paralizzato su una sedia a rotelle per un colpo sparato dal padre durante il conflitto a fuoco con gli attentatori. Torregiani, il 22 gennaio precedente, aveva ucciso un rapinatore durante una tentata rapina in una pizzeria in cui si trovava con i gioielli che aveva mostrato ad una vendita televisiva.
19 aprile 1979 a Milano, Andrea Campagna, agente della DIGOS; omicidio di cui fu riconosciuto come l'esecutore materiale. Campagna aveva partecipato ai primi arresti legati al caso Torregiani.


Nel 1979 Battisti venne arrestato nell'ambito di un'operazione antiterrorismo di vaste proporzioni e detenuto nel carcere di Frosinone. Il 4 ottobre 1981 Battisti riuscì ad evadere e a fuggire in Francia. Per circa un anno visse da clandestino a Parigi poi si trasferì in Messico. Nel 1990 decise di tornare a Parigi e nella capitale francese frequentò la comunità di latitanti italiani che vi viveva grazie alla dottrina Mitterrand. Poco tempo dopo venne arrestato a seguito di una richiesta di estradizione del governo italiano. Nell'aprile 1991, dopo quattro mesi di detenzione, la Chambre d'accusation di Parigi lo dichiarò non estradabile. La magistratura italiana richiese nuovamente la sua estradizione, che venne concessa dalle autorità francesi il 30 giugno 2004: poco prima il presidente Jacques Chirac aveva palesato il suo consenso all'estradizione. Battisti si rese latitante, lasciando la Francia Venne arrestato a Copacabana, in Brasile, il 18 marzo 2007.




Organizzazioni armate di sinistra in Italia:

Sunday, February 1, 2009

RIVOLUZIONE IRANIANA

Il giorno primo di febbraio dell’anno 1979, 12 Bahaman 1357, un jumbo dell’Air France compare nel cielo azzurroceramica di Teheran, sfiorando le cime innevate dei Monti Alborz. Su quel jumbo, noleggiato a credito, c’è Khomeini, il «profeta disarmato». Ritorna in patria dopo quindici anni di esilio e Teheran sembra impazzita: milioni e milioni di persone d’ogni età e condizione, piangendo inondano le strade.
La Rivoluzione iraniana del 1979 trasformò la millenaria monarchia persiana in una Repubblica Islamica la cui costituzione si ispira alla legge coranica, la sharia. Il regime repressivo dello scià Mohammad Reza Pahlavi conobbe negli anni 1970 un ulteriore inasprimento. Nel 1975 lo scià dichiarò illegali tutti i partiti politici, dissolvendo di fatto ogni forma di opposizione legale e favorendo la nascita di movimenti clandestini di resistenza. A guidare la guerriglia furono all'inizio i fedayyin-e khalgh (volontari del popolo) d'ispirazione marxista, che presto decisero di unirsi ai mujaheddin islamici per coinvolgere nella lotta sempre più ampi strati della popolazione ed allargare così le basi della protesta. Ma il clero sciita divenne in breve tempo l'unico riferimento della rivolta esautorando i gruppi di ispirazione politica. Khomeini dal suo esilio parigino incitava alla rivoluzione, attraverso messaggi registrati su audiocassette che venivano diffuse in tutto il Paese, mentre lo scià compiva l'ultimo disperato tentativo di salvare il suo trono mediante la nomina del democratico Shapur Bakhtiar a primo ministro mentre lasciava temporaneamente il Paese. Reza Pahlavi partì quindi per l'Egitto il 16 gennaio 1979. Le manifestazioni a favore dell'ayatollah si moltiplicavano mentre sempre più numerose erano le diserzioni nell'esercito, che il 12 febbraio annunciò il proprio disimpegno dalla lotta. A Bakhtiar non restò che darsi alla fuga. Khomeini, capo del consiglio rivoluzionario, assunse di fatto il potere, sebbene Mehdi Bazargan assumesse la carica di primo ministro provvisorio. Mentre gli uomini del vecchio regime venivano sommariamente processati e giustiziati a centinaia, il 30 marzo un referendum sancì la nascita della Repubblica Islamica dell'Iran con il 98% dei voti; vennero banditi bevande alcoliche, gioco d'azzardo e prostituzione, iniziarono le persecuzioni contro gli omosessuali e chiunque assumesse comportamenti non conformi alla sharia. Intanto lo scià, che da tempo era malato di cancro, fu accolto negli USA per curarsi, ma il nuovo potere iraniano, temendo che ciò potesse preludere a un accordo per un intervento americano allo scopo di rimettere sul trono Reza Pahlavi, chiese l'estradizione del vecchio sovrano. Gli USA ovviamente rifiutarono, e ciò innescò manifestazioni di protesta antiamericane da parte degli "studenti islamici". Quattro di essi, ignorando le prerogative diplomatiche, penetrarono nell'ambasciata americana a Tehran e presero in ostaggio circa 50 diplomatici e funzionari. Il 25 aprile 1980 il presidente americano Carter ordinò un'azzardata operazione di salvataggio, che però si concluse disastrosamente con la morte di otto militari statunitensi. La vicenda si concluse nel gennaio 1981 con la liberazione degli ostaggi grazie alla nuova amministrazione Reagan.

Tuesday, January 27, 2009

IL GIORNO DELLA MEMORIA

Oggi 27 gennaio ricorre il 'Giorno della Memoria', istituito con la legge 211 del 20 luglio 2000 per ricordare la data (27 gennaio 1945) dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz e per commemorare la Shoah. Il termine olocausto viene principalmente utilizzato per indicare lo sterminio sistematico di milioni di ebrei (le stime vanno da 5 a 7,5 milioni, con una media accreditata di 6 milioni circa) che vivevano in Europa prima della seconda guerra mondiale, il termine olocausto viene usato per descrivere l'omicidio sistematico di altri gruppi che vennero colpiti nelle stesse circostanze dai Nazisti, compresi i gruppi etnici Rom e Sinti ( zingari ), comunisti, omosessuali, malati di mente, Pentecostali (classificati come malati di mente), Testimoni di Geova, Sovietici, Polacchi ed altre popolazioni slave. Oggigiorno il termine 'Olocausto' si riferisce solitamente al summenzionato assassinio di ebrei su larga scala, viene a volte usato per riferirsi ad altri casi di genocidio, specialmente quello armeno e quello ellenico che portò all'uccisione di 2,5 milioni di cristiani da parte del governo nazionalista ottomano dei Giovani Turchi tra il 1915 e il 1923.

Le eliminazioni di massa da parte nazista venivano condotte in modo sistematico: venivano fatte liste dettagliate di vittime presenti, future e potenziali, così come sono state trovate le meticolose registrazioni delle esecuzioni. Oltre a ciò, uno sforzo considerevole fu speso durante il corso dell'olocausto per trovare metodi sempre più efficienti per uccidere persone in massa, ad esempio passando dall'avvelenamento con monossido di carbonio dei campi di sterminio dell'Operazione Reinhard di Belzec, Sobibor e Treblinka, all'uso dello Zyklon-B di Majdanek e Auschwitz; camere a gas che utilizzavano monossido di carbonio per gli omicidi di massa venivano usati nel campo di sterminio di Chelmno.
In aggiunta alle esecuzioni di massa, i nazisti condussero molti esperimenti medici sui prigionieri, bambini compresi. Uno dei nazisti più noti, il Dottor Josef Mengele, era conosciuto per i suoi esperimenti come l'"angelo della morte" tra gli internati di Auschwitz.
I prigionieri, al loro arrivo, erano obbligati ad indossare dei triangoli colorati sugli abiti, che qualificavano visivamente il tipo di «offesa» per la quale erano stati internati. I più comunemente usati erano:
Giallo: ebrei -- due triangoli sovrapposti a formare una stella di David, con la parola Jude (Giudeo) scritta sopra
Rosso: dissidenti politici
Rosso con al centro la lettera S: repubblicani spagnoli
Verde: criminali comuni
Viola: Testimoni di Geova
Blu: immigranti
Marrone: zingari
Nero: soggetti "antisociali"
Rosa: omosessuali maschi

Alcuni autori, spesso vicini a movimenti politici antisemiti e di estrema destra, hanno cercato di mettere in discussione la veridicità storica dell'Olocausto, mettendo in discussione lo sterminio degli ebrei ovvero mostrando un forte scetticismo sui numeri e sulle cause del medesimo. In particolare, sono state contestate la stime internazionalmente accettate sul numero di ebrei morti (che reputano a loro dire irrealistiche per eccesso), la presenza di impianti finalizzati allo sterminio di massa nei lager nazisti (le camere a gas) e la deliberata volontà genocida della Germania (a loro parere, Hitler non avrebbe mai ordinato di sterminare gli ebrei d'Europa). Secondo loro, tutte e tre queste affermazioni, accettate dalla storiografia prevalente, non sarebbero sufficientemente documentate né dimostrate. Generalmente, i negazionisti ritengono che i deportati defunti morissero di fame o di tifo. Il tifo (all'epoca pressoché incurabile né prevenibile) veniva trasmesso dai pidocchi presenti a causa delle pessime condizioni igieniche in cui vivevano gli internati. I cadaveri sarebbero quindi stati trattati con l'insetticida Zyklon B per uccidere i pidocchi ed evitare ai Tedeschi di contrarre la malattia mentre li portavano nei forni crematori. La vulgata negazionista suggerisce però che l'attuale ricostruzione storiografica sia frutto di una sorta di enorme complotto, dovuto ad una capillare propaganda bellica impostatasi in modo particolare mediante il Processo di Norimberga e tenuta in vita negli ultimi decenni perché strumentale agli interessi d'alcuni soggetti. Tra gli argomenti principali e più comuni dei negazionisti, ci sono quelli riguardanti il funzionamento delle camere a gas e dei forni crematori. Robert Faurisson (ex-professore di lettere) ed altri affermano che nessuna fonte documentale né testimoniale abbia mai fornito una ricostruzione credibile sul funzionamento delle camere a gas. Molti negazionisti ritengono poi che fosse impossibile, viste le capacità dei forni crematori dei campi di concentramento, cremare i corpi di milioni di persone. Fra i più noti autori di testi negazionisti vi sono : Jürgen Graf (condannato nel 1998 a 15 mesi di prigione da una corte elvetica, fuggì prima in Iran e poi in Russia), David Irving (bollato in una sentenza come "antisemita e razzista, associato con l'estremismo di destra che promuove il neonazismo"), Carlo Mattogno e Paul Rassinier (ex deportato politico socialista, perennemente sbandierato dai negazionisti come presunta prova del fatto che essi non sono compromessi col nazismo).
Per non dimenticare.....

Wednesday, January 21, 2009

LA STORIA AMERICANA ATTRAVERSO I SUOI PROTAGONISTI

Discorso di insediamendo: Barack Obama




Intervista a G.W.Bush




Il più grande di tutti: RONALD REAGAN (tributo)




Wathergate: dimissioni Richard Nixon(lingua originale)




Kennedy a Berlino (scorcio): ich bin ein berliner




Attacco a Pearl Harbor: discorso di Franklin Dealano Roosevelt (lingua originale)

Monday, January 19, 2009

ELEZIONI IN EL SALVADOR

Il Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (Fmln), la principale forza di opposizione durante la guerra civile a El Salvador tra il 1980 e il 1992, sembra aver vinto le elezioni per il rinnovamento dell’Asamblea Legislativa del paese centroamericano. Lo rivelano i primi dati del Tribunal Supremo Electoral (Tse) in merito alle elezioni che domenica scorsa si sono tenute a El Salvador per eleggere 84 deputati dell’Asamblea Legislativa, i sindaci e i consiglieri comunali di 262 municipi e 20 deputati del Parlamento centroamericano. Secondo i primi dati del Tse su un totale di tre mila 214 voti scrutinati l’Fmnl ha registrato 319 mila 537 voti contro i 298 mila 579 ottenuti dall’Alianza Republicana Nacionalista (Arena), il partito che governa il paese dal 1989. Per quanto riguarda le elezioni municipali i risultati sembrano ribaltarsi. Il Tse infatti, sul 41 per cento dei voti esaminati, dà la vittoria ad Arena, con 35 mila 79 preferenze, seguita dall’Fmnl con 33 mila 376 voti.
Il partito di governo sembra aggiudicarsi la maggioranza anche nelle votazioni municipali. Nello specifico, Norman Quijano, candidato dell’Arena, si è proclamato vincitore nella capitale El Salvador. La città era in mano all’Fmnl dal 1997. Secondo inchieste preliminari dunque, se la coalizione governativa vince alle elezioni locali, l’Fmnl si aggiudicherebbe quelle per il rinnovo dell’Asamblea Legislativa che anticipano le elezioni presidenziali del prossimo 15 marzo, nelle quali l’Fmnl, principale partito di sinistra, aspira a ottenere la maggioranza delle preferenze per sostituire l’Arena, al governo da 20 anni. Alle elezioni di domenica sono stati chiamati al voto 4,2 milioni di salvadoregni. Hanno partecipato circa duemila osservatori nazionali e internazionali. Tra questi in particolare quelli provenienti dall’Organizzazione degli Stati americani (Osa), dall’Unione Europea e da altri organismi indipendenti. Dalla firma degli accordi di pace del 1992, che hanno messo fine alla guerra civile che causò più di 70 mila morti, è la prima volta che elezioni locali, quelle dell’Asamblea Legislativa e le presidenziali sono indette nello stesso anno.





El Salvador è uno stato dell'America centrale, confina con Guatemala e Honduras a nord, con Honduras a est, ed è bagnato dall'oceano Pacifico a sud e ad ovest. A sud est è separato dal Nicaragua dal golfo di Fonseca. È il territorio meno esteso ma anche il più densamente popolato della regione.


Dopo 12 anni di guerra civile, nel 1992 è iniziato il processo di pacificazione e democratizzazione del paese. Nel 1931 il potere fu preso dal generale Maximiliano Hernàndez Martìnez, la cui dittatura si schierò con il le potenze dell'Asse. Tuttavia l'attacco di Pearl Harbour modificò la rotta, ponendo il dittatore vicino agli Stati Uniti. Martìnez all'abbandono della scena, nel 1944. Gli successero il generale Salvador Castneda Castro l'anno dopo e Oscar Osorio nel 1948. Quest'ultimo fu eletto alla carica di Presidente della Repubblica nel 1950; nonostante la sua elezione democratica e il suo cauto programma di riforme, gestì in maniera dittatoriale il paese. Lasciò la guida nel 1956 a J.M. Lemus, rovesciato nel 1960 da un colpo di stato, che favorì la creazione di una giunta militare. La reazione politica fu la formazione di un partito di opposizione; il candidato sostenuto fu José Napoleon Duarte, democristiano. Questa situazione già instabile e pericolosa, si fece decisamente tragica dopo le elezioni tenutesi nel 1972, che portarono al governo il candidato governativo scelto dai militari, il colonnello Molina. Cinque anni dopo fu eletto nuovamente il candidato governativo, stavolta il generale Romero, il quale con il suo frequente uso della forza e della repressione mossero verso la lotta armata gli oppositori, che lo destituirono nell'ottobre 1979 con un altro colpo di stato, questa volta riuscito. La nuova giunta creatasi fu mista, poiché formata da militari e civil; i civili abbandonarono la giunta meno alcuni democristiani, con a capo José Napoleon Duarte, che tenne in piedi la giunta stessa con i militari. L'opposizione si riunì nel Fronte democratico rivoluzionario, mentre il 12 dicembre 1980 Duarte divenne presidente. Il presidente chiese aiuto agli Stati Uniti, ottenendo il sostegno dell'allora presidente Ronald Reagan, che incitò Guatemala e Honduras a lottare contro i gruppi comunisti. La situazione peggiorò ulteriormente con la vittoria alle elezioni del 1982, boicottate dalla sinistra, del maggiore Roberto D'Aubuisson. Gli Stati Uniti entrarono in modo frequente e visibile nelle questioni interne del Salvador, favorendo il ritorno alla presidenza di Duarte nel 1984. Duarte comprese l'indispensabilità del dialogo con la guerriglia, e i colloqui ripresero con un importantissimo incontro a La Palma tra il premier e l'opposizione. La destra bloccò tutto in Parlamento. Quattro anni dopo la situazione precipitò quando vinse le elezioni amministrative D'Aubuisson, tra l'altro accusato dell'omicidio dell'arcivescovo Oscar Romero, e in più Duarte fu costretto a recarsi negli Stati Uniti per delle cure per le sue precarie condizioni di salute, lasciando La Democrazia Cristiana andò in crisi e lasciò libero spazio al partito di D'Aubuisson, l'ARENA, che si aggiudicò la vittoria col suo nuovo candidato Alfredo Cristiani, la guerriglia scatenò una terribile offensiva. Le trattative tuttavia ricominciarono a Ginevra nel 1990 e l'anno dopo fu finalmente ammessa anche l'opposizione alle elezioni presidenziali. Vinse Cristiani, il quale continuò sulla strada del dialogo, anche perché il paese era stufo di un conflitto civile che era costato almeno 80.000 vite umane. Il 1º gennaio 1992 terminò ufficialmente la guerra civile ad El Salvador.L'anno dopo provocò aspre polemiche la completa amnistia data ai membri dell'ARENA che durante il conflitto interno commisero atrocità e abusi. Dopo la guerra tale partito è sempre uscito vincitore alle urne e così è stato anche alle ultime elezioni, avutesi nel 2004, che hanno decretato la vittoria netta del candidato Elìas Antonio Saca.


http://www.blogger.com/www.normanquijanoalcalde.com

Sunday, January 18, 2009

ELEZIONI IN ASSIA



Secondo i primi exit poll resi noti dalla tv tedesca, l'Unione cristiano democratica (Cdu) della "cancelliera" tedesca Angela Merkel ha stracciato i socialdemocratici (Spd) alle elezioni regionali che si sono svolte oggi in Assia. La Cdu ha raccolto il 37,5% dei consensi, di poco superiore al 36,8% ottenuto alle elezioni precedenti (febbraio 2008), mentre la Spd si è fermata al 23,5%, una debacle in confronto al 36,5 di quasi un anno fa e il risultato più basso mai ottenuto dal partito che fu di Willy Brandt nel Land di Francoforte sul Meno.Balzo in avanti spettacolare anche per la Fdp, che ottiene il 16,1% dei consensi, in confronto al 9,4 di un anno fa, secondo quanto riferito dalle emittenti di Stato Ard e Zdf alla chiusura dei seggi. Buona performance, secondo i primi dati, anche per i Verdi, che dal 7,5% del 2008 passano al 14%.
Appena sufficiente invece la Linke, che un anno fa con il 5,1% delle preferenze è entrata per il rotto della cuffia per la prima volta in Parlamento regionale della Germania. La Cdu del ministro presidente del Land Roland Koch può quindi tranquillamente formare una coalizione di governo "nero-gialla" assieme ai liberali. Secondo i primi risultati, Cdu-Fdp godono della maggioranza nel Parlamento dell'Assia con 61 seggi, mentre Spd, Verdi e Linke insieme non superano le 49 poltrone. Le regionali in Assia sono il primo test sull'elettorato tedesco, in un anno in cui si terranno in Germania quindici elezioni, prime fra tutte le politiche di settembre.




L' Unione Cristiano-Democratica di Germania (CDU, in tedesco: Christlich Demokratische Union Deutschlands) è un partito politico tedesco di orientamento democratico-cristiano. Fondato nel giugno 1945, conta circa 580.000 iscritti. L'attuale presidente del partito Angela Merkel è anche Cancelliere della Repubblica Federale Tedesca. Konrad Adenauer oltre ad essere stato il primo cancelliere della repubblica federale tedesca, è stato anche il primo presidente della CDU. Presidenti della CDU dal 1950 ad oggi sono stati:
Konrad Adenauer 1950-1966
Ludwig Erhard 1966-1967
Kurt Georg Kiesinger 1967-1971
Rainer Barzel 1971-1973
Helmut Kohl 1973-1998
Wolfgang Schäuble 1998-2000
Angela Merkel 2000-

In base ad accordi con la consorella bavarese Unione Cristiano-Sociale in Baviera (CSU), la CDU in tutte le elezioni non presenta liste e candidati in Baviera e la CSU non si presenta nel resto della Germania..
Gli eletti della CDU e della CSU formano un gruppo parlamentare unitario, denominato CDU/CSU. (wikipedia)



Friday, January 16, 2009

LA GEOGRAFIA DEL TERRORISMO

Il dipartimento di Stato Usa ha pubblicato la “lista nera” ufficiale delle organizzazioni terroristiche. In tutto ci sono 44 nomi. Tra gli elencati l’organizzazione Abu Nidal (Ano), il gruppo Abu Sayyaf, le Brigate dei martiri di Al-Aqsa, Al-Shabaab, Ansar al-Islam, i Gruppi armati islamici (Gia), Asbat al-Ansar, Aum Shinrikyo, il Fronte per l’Indipendentismo basco (Eta), il Partito comunista filippino (Cpp/Npa), l’Ira irlandese, la Gama’a al-Islamiyya, Hamas, l’Harakat ul-Jihad-i-Islami/Bangladesh (Huji-B), l’Harakat ul-Mujahidin (Hum), Hezbollah, la Jihad islamica, il Movimento islamico dell’Uzbekistan (Imu), Jaish-e-Mohammed (Jem), la Jemaah Islamica, al-Jihad (Egyptian Islamic Jihad), Kahane Chai (Kach), il Kongra-Gel (ex Pkk), Lashkar-e Tayyiba (Lt), Lashkar i Jhangvi, le Tigri del Tamil, il gruppo Islamico libico di combattimento, il gruppo Combattente islamico del Marocco, i Mujahedin-e Khalq, l’Esercito di liberazione nazionale colombiano, il Fronte per la Liberazione della Palestina, la Jihad islamica palestinese, il fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, le Brigate Tanzim Qa'idat al-Jihad fi Bilad al-Rafidayn (ex Jama'at al-Tawhid wa'al-Jihad, il network di Musab al Zarqawi in Iraq), al Qaeda, al Qaeda nel Maghreb, il Real Ira irlandese, le Farc colombiane, i Revolutionary Nuclei e la Revolutionary Organization 17 November greci, il Revolutionary People’s Liberation Party/Front turco, Sendero Luminoso e le Unità di autodifesa colombiane.
Queste sono le organizzazioni più pericolose e attive nel mondo(tra le quali hamas):
AFGHANISTAN
Al Qaeda: fondata da Osama Bin Laden alla fine degli anni '80. Tra i suoi obiettivi ha la creazione di un Califfato islamico panarabo, lavorando e unendo i gruppi estremisti che puntano a rovesciare i regimi non islamici e a espellere gli stranieri dai paesi musulmani. Al Qaeda ha lanciato centinaia di attentati, dal bombardamento della nave americana al largo dello Yemen nel 2000, alle ambasciate americane di Tanzania e Kenya nel 1998. Ha rivendicato l'abbattimento di elicotteri americani in somalia nel 1993. Nonché l'attentato alle Torri Gemelle di New York nel 2001.
Fronte per la Liberazione dell'Afghanistan (Alo): fondato nel 1973 come gruppo maoista. Critico dell'intervento russo nel 1979, ha lottato contro il socialismo imperialista. Nel 1979 si sono uniti con il Fronte dei combattenti per l'Afghanistan e altri elementi islamici per combattere i russi. Oggi quel che resta dell'Alo ha concentrato le sue energie per lottare contro l'occupazione americana e contro il governo del presidente afgano Karzai
Fronte Islamico mondiale per la Jihad contro gli ebrei e i crociati: Al QaedaTalebani: i talebani hanno governato in Afghanistan dal 1996 al 2001. Un movimento nato nelle scuole coraniche del Pakistan grazie ai profughi afghani. Sono giunti al potere durante la guerra civile, ma il loro rigido modo di governare non li ha resi popolare tra la gente e tra le comunità internazionali. Tanto meno l'ospitalità data a Bin Laden. Nel 2001 dopo il crollo delle Torri Gemelle, gli americani hanno attaccato l'Afghanistan distruggendo il loro governo, ma dopo sette anni di guerra la loro presenza è innegabile. Controllano il sud dell'Afghanistan e il confine con il Pakistan.
ALGERIA
Gruppo islamico armato (GIA): organizzazione che puntava a sbarazzarsi del governo algerino e instaurare uno Stato islamico. Tra il 1991 e il 1998 il Gia ha condotto una violenta campagna contro i civili, a volte distruggendo interi villaggi, colpendo anche stranieri residenti in Algeria.
Armata islamica di Salvezza (Ais): organizzazione in competizione con il Gia, inizialmente, nel 1993 cambia nome e diventa l'ala armata del badito partito del Fis. Dopo il colpo di Stato, Gia e Ais hanno condotto diversi attacchi insieme
EGITTO
Al-Gama'a al-Islamiyya: gruppo radicale islamico, punta alla caduta del governo egiziano e all'instaurazione di uno Stato Islamico. Accusato di aver ucciso il presidente Anwar Sadat nel 1981, oltre a centinaia di civili, decine di turisti e più di 100 poliziotti, in una campagna del terrore durata per tutti gli anni '90. Nel 2003 il gruppo ha rinunciato ai bagni di sangue, ma nel 2006 ha annunciato di essersi alleato con Al Qaeda.
The Egyptian Islamic Jihad: un gruppo radicale attivo fin dagli '70 con stretti legami con i fratelli Musulmani. Considerato legato ad Al Qaeda. Dal 1991 il movimento è guidato da Ayman Al Zawahiri, il numero due di Al Qaeda. Obiettivo del gruppo è di far cadere il governo egiziano e rimpiazzarlo con uno Stato Islamico. Nel tempo ha ampliato i suoi scopi, tra i quali colpire gli interessi americani in Egitto e all'Estero. Eji ha subito una battuta di arresto grazie ai numerosi arresti dei suoi membri, molti in Libano in Yemen. Nel 2001 Al Qaeda e l'Eji si sono fusi in Qaeda al Jihad.
BANGLADESH
Harakat ul-Jihad-i-Islami: organizzazione estremista. Obiettivo: creare uno stato islamico in Bangladesh. Lo zoccolo duro del gruppo è fatto da veterani bengalesi che hanno combattuto contro i sovietici in Afghanistan. HUJI-B è accusata di aver tentato nel 2000 di assassinare il primo ministro bengalese Sheikh Hasina.
FILIPPINE
The Abu Sayyaf Group: organizzazione islamica formata da diversi gruppi sparsi per le isole delle Filippine. Il loro obiettivo ormai da tre decenni è creare uno stato islamico. Dagli anni '90 la lotta armata si è trasformata in terrorismo puro, con attentati, rapimenti, agguati, violenze sessuali ed estorsioni.
Jemaah Islamiyah: gruppo militante del sudest asiatico che vorrebbe instaurare uno stato islamico che unisca la Malesia, il sud delle Filippine, Singapore e il Brunei. La filiale filippina ha la sua origine da quella Indonesiana. Ha legami con al Qaeda. Nel 2002 hanno ucciso 202 civili con un'attentato a Bali.
INDIA
Babbar Khalsa e Babbar Khalsa International (Bk e Bki): organizzazione Sikh che punta a fondare uno Stato sikh .Bk e Bki continuano a essere tra i gruppi militanti più potenti. Tra le loro attività: attacchi armati, omicidi e bombe. Accusati anche di aver dirottato un aereo.
Deccan Mujahiddin: gruppo sconosciuto. Sei ore dopo gli ultimi attacchi in India hanno mandato una mail ai giornali indiani rivendicando gli attentati. L'indirizzo Ip della mail è stato tracciata in Russia.Hizb ul Moujahedin: organizzazione nazionalista, il cui scopo è espellere l'India dal Kashmir. Ala armata del partito politico islamico Jamaat i Islami. Colpisce militari e politici indiani.
INDONESIA
Jamaat Islamiya: organizzazione estremista che punta a fondare uno stato islamico unendo il Brunei, l'Indonesia, la Malaysia, Singapore, il sud delle Filippine e quello della Tailandia. All'interno ci sono fazioni minori che si sono legate ad al Qaeda. Nel 2002 a Bali un triplice attentato ha ucciso più di 200 persone. Nell'agosto 2003 è stato bombardato il Marriott di Jakarta e nel 2004 sempre nella capitale indonesiana è stata colpita l'ambasciata australiana, i morti furono dieci.
IRAN
Movimento Armato per la liberazione dell'Iran: fondato dalla nipote dello Shah, si oppone al regime iraniano.
Al Quds Force : è una forza speciale dell'Esercito dei Guardiani della Rivoluzione. La Federazione degli Scienziati americani, in un documento del 1998, ha detto che l'apparato organizza, addestra, equipaggia e finanza movimenti islamici rivoluzionari all'estero. Non solo, manterrebbe e faciliterebbe la conoscenza delle varie organizzazioni. L'Al Quds Force dipende direttamente dall'Ayatollah.
IRAQ
Al-Qaeda in Iraq (AQI ): gruppo terroristico più letale in Iraq. Ha avuto un ruolo attivo nell'insorgenza sunnita contro il nuovo governo iracheno e le truppe straniere. All'inizio venne guidato da Abu Musab Al Zarqawi fino alla sua morte nel 2006. Con i suoi militanti, molti dei quali giunti dalla Siria e dall'Arabia Saudita, ha seminato il terrore in tutto il paese causando migliaia di morti.
Badr Brigate: Ala armata dello Sciri, partito sciita di maggioranza al governo. Finanziati dall'iran Anche loro combattono contro gli stranieri, sono accusati di violenze, agguati e rapimenti di iracheni e stranieri.
ISRAELE
Kach: formazione di estrema destra. Fondato dal rabbino Meir Kahane negli anni '70, segue l'ideologia Kahanaista. Entrato in parlamento nel 1984, viene poi bandito dalle successive elezioni per incitamento al razzismo. Dopo l'assassinio di Kahane il partito si è formato il movimento di Kahane Chai (Kahane vive) che si è staccato dal partito di origine. I loro metodi poco ortodossi prevedono attentati contro i palestinesi, minacce soprattutto durante la seconda intifada.
KURDISTAN
The Kurdistan Workers' Party (Pkk ): organizzazione militante fondata negli anni '70 e guidata da Abdullah Ocalan. L'ideologia del movimento marxista leninista si basa sul nazionalismo curdo. Obiettivo è creare uno stato indipendete del Kurdistan, nella regione che coprende il sudest della Turchia, il nordest dell'Iraq, il nordest della Siria e il nord ovest dell'Iran, zone dove la popolazione kurda è di maggioranza
LIBIA
The Libyan Islamic Fighting Group (LIFG)/ Al Jamaat al Islamiyya al Muqatilah by Libia: potente oganizzazione radicale che invoca la Jihad contro il Colonnello Gheddafi. Fondata nel 195 dai libici che hanno combattuto i sovietici in Afghanistan. Il loro obiettivo è creare uno stato islamico che cacci quello attuale considerato corrotto, oppressivo e antiislamico.
MAROCCO
The al-Qaeda Organization in the Islamic Maghreb: è una milizia islamica che punta a rovesciare i governi del Nord Africa per instaurare uno Stato islamico. Prende di mira interessi nazionali e internazionali ed è legata ad Al Qaeda.
Fronte Polisario: è un movimento dei ribelli del Saharawi che lavorano per l'indipendenza del Sahara Occidentale dal Marocco.
NIGERIA
Movement for the Emancipation of Niger Delta (Mend): gruppo militante che si dedica alla lotta armata contro l'oppressione del popolo del Delta del Niger e il degrado ambientale dovuto alla presenza delle multinazionali straniere che estraggono il petrolio in Nigeria. Obiettivo è controllare i profitti del petrolio in modo che la gente ne possa beneficiare. Di solito sabotano gli impianti o le condutture e negli ultimi anni hanno rapito diversi operai stranieri. Lo scorso settembre si sono scontrati con i militari.
PAKISTAN
Laskhkar e-Taiba: gruppo militante legato ad al Qaeda. Dal 1993 combatte contro le forze militari indiane in Kashmir. Sostenuto almeno in passato dai servizi segreti pakistani. E' una delle maggiori e più attive organizzazioni asiatiche. Fondata in Afghanistan, ha la sua base a Lahore in Pakistan. Possiede diversi campi di addestramento in Kashmir da dove partono commando per colpire l'India.
Harkat-ul-Jihad-al-Islami: movimento islamico sunnita paramilitare attivo fin dagli anni '90 nei paesi asiatici, tra i quali Pakistan, India e Bangladesh. Obiettivo è che la parte indiana del Kashmir ritorni al Pakistan. Combatte contro l'America e l'India usando tutti i mezzi possibili. Affiliati con al Qaeda che li finanziano.
PALESTINA
Ḥamās: "Movimento di Resistenza Islamico", (ovvero حماس, "entusiasmo, zelo") è un'organizzazione religiosa islamica palestinese di carattere paramilitare e politico, che attualmente detiene la maggioranza dei seggi dell'Autorità Nazionale Palestinese. Fondata dallo Shaykh Ahmad Yasin, Abd al-Aziz al-Rantissi e Mohammad Taha nel 1987 come appendice dei Fratelli Musulmani nella creazione di uno Stato islamico in Palestina effettuava inizialmente attentati suicidi contro civili ed esercito israeliano. Lo Statuto di Hamas richiede la distruzione dello Stato di Israele e la sua sostituzione con un Stato islamico palestinese nella zona che ora è Israele, la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. La stessa carta dichiara che "Non esiste soluzione alla questione palestinese se non nel jihad". L'ala politica di Hamas ha vinto numerose elezioni amministrative locali in Gaza, Qalqilya, e Nablus. Nel gennaio 2006, Hamas con una vittoria a sorpresa alle elezioni parlamentari palestinesi, ottenne 76 dei 132 seggi della camera. Hamas è elencata tra le organizzazioni terroristiche dal Canada,Unione Europea, Israele, Giappone, e Stati Uniti, e è bandita dalla Giordania.
LIBANO e SIRIA
Hezbollah: il partito di Dio. Organizzazione che fa base in Libano, ma che trova spesso rifugio in Siria. Tra gli obiettivi, eliminare l'influenza dell'occidente in Libano e Medio Oriente, la distruzione dello Stato di Israele, la liberazione dei territori palestinesi e di Gerusalemme. Rifiuta qualsiasi tipo di negoziato. I militanti operano in Libano ma hanno uomini anche in Europa, in nord e sud America e Africa. Per anni, combattendo contro l'occupazione israeliana, si sono resi responsabili di rapimenti, autobombe, dirottamenti. Due anni fa, dopo il rapimento di soldati israeliani, è scoppiata un guerra che ha distrutto mezzo Libano, conclusasi con l'invio di militari delle Nazioni Unite che presidiano il sud del Paese.
SOMALIA
Al-Shabaab:è un gruppo fondato nel 2004 che comprende jidahisti musulmani anche stranieri che vogliono insturare uno stato islamico basato sulla Shiaria (la legge islamica). Attivi soprattuto dopo il 2006 quando l'offensiva somala etiope, sbaragliò le Corti Islamiche che avevano preso il potere in Somalia. Circa 3000 militanti conducono attacchi contro il governo somalo e le truppe etiopi, ma anche atti di pirateria e rapimenti che servono a finanziare le loro attività.
SRI LANKA
The Liberation Tigers of Tamil: comunemente conosciuti come le Tigri del Tamil, sono un'organizzazione militante Tamil che ha avviato un violenta campagna di secessione contro il Governo cingalese dal 1970 nel tentativo di creare uno stato socialista Tamil nel nord e nell'est dello Sri Lanka.Black Tigers: sono un'ala speciale delle Tigri del Tamil composta da soldati secializzati e addestrati per missioni quasi suicide. Il suicidio è accettato qualora servisse a portare a termine la missione. Sono considerati tra i gruppi più letali al mondo. A loro si attribuisce l'assassinio del premier indiano Rajiv Gandhi e del presidente cingalese Ranasinghe Premadasa.

Thursday, January 15, 2009

LE RAGIONI DI ISRAELE

Israele ha intensificato l’offensiva su Gaza City: colpita due volte la sede dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che si occupa dei profughi palestinesi, con tre dipendenti che sono rimasti feriti.
Attaccato anche l’edificio che ospita numerosi giornalisti di testate arabe e internazionali, dove due Cameramen sono rimasti feriti.
Anche un’ala dell’ospedale di Gaza City è in fiamme, mentre è stato colpito il quartier generale dell'Onu. Secondo quanto riferisce la tv satellitare ‘al-Jazeerà, l’agenzia dell’Onu ha annunciato la sospensione delle sue attività nella Striscia per salvaguardare l’incolumità dei suoi operatori.
L’aviazione dello Stato ebraico ha colpito 70 obiettivi concentrandosi soprattutto su Gaza City, Khan Yunis e Rafah. Il bilancio complessivo dei morti nell’enclave palestinese dall’inizio nelle quasi tre settimane dell’offensiva Piombo fuso è arrivato a 1.038. I militanti di Hamas hanno risposto con il lancio di 14 razzi verso il sud di Israele, nelle prime ore di oggi. Colpite diverse località, ma non si ha notizia di danni o feriti.

Da anni, facendosi scudo della popolazione civile, i terroristi palestinesi sparano razzi sulle città israeliane. Sperano che ammazzino dei civili e ogni tanto, malgrado i brevi preavvisi delle autorità locali , ci riescono. Non è normale che la società internazionale consideri ammissibile che i palestinesi i civili cerchino di colpirli intenzionalmente. Soprattutto non è normale che consideri “risposta non adeguata” un’azione militare mirante alla distruzione dei missili e dei terroristi che li lanciano. Il codice penale italiano prevede la legittima difesa all’art.52: “Non e' punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa”. Se dunque Israele rispondesse ai missili palestinesi con un’azione simmetrica e contraria, cioè con missili fatti cadere a pioggia sulle città palestinesi, o sulla stessa Gaza, eserciterebbe il diritto alla legittima difesa. Ovviamente, sulla base della dottrina della dissuasione, dovrebbe inviarne cinque o dieci per ognuno che ha ricevuto, e certo non le si potrebbe rimproverare di avere missili più potenti e più precisi di quelli di cui dispone Hamas. Quando poi i palestinesi cominciassero a vivere nell’angoscia in cui sono vissuti fino ad ora gli abitanti di Sderot, chissà che non comincerebbero a capire che senso ha il divieto di uccidere i vicini di casa .Stare al fianco di Israele e del suo sacrosanto diritto alla legittima difesa é dovere morale dell'occidente e di tutta la comunità internazionale in primis l'ONU. L'attacco a Gaza non è dunque né una violazione del diritto internazionale, né un eccesso di legittima difesa: è solo il tentativo di sradicare una volta per tutte le basi terroristiche di Hamas che, non va mai dimenticato ha nel suo statuto la cancellazione dello Stato di Israele. Sono i leader di Hamas, dunque, gli unici responsabili della nuova tragedia in cui è precipitato il popolo palestinese