Tuesday, March 31, 2009

LA GRANDE COALIZIONE ISRAELIANA (guarda a destra)

Il nuovo governo israeliano, guidato dal leader del Likud Benjamin Netanyahu, sarà presentato oggi alla Knesset. L’esecutivo, di cui fanno parte anche esponenti laburisti, partito nazionalista Yisrael Beiteinu, lo Shas e il Partito dei coloni, conta una trentina di ministri e almeno sei vice ministri, e sarà il più grande nella storia di Israele. Il nuovo ministro degli Esteri sarà Avigdor Lieberman, il leader di Yisrael Beiteinu, mentre il leader laburista e ministro della Difesa uscente, Ehud Barak, manterrà il suo incarico. A poche ore dalla cerimonia di giuramento del nuovo governo Israele guidato da Netanyahu, in programma oggi pomeriggio alla Knesset, scoppia una prima mini-crisi. Yisrael Beiteinu ha infatti minacciato di chiamarsi fuori se non gli sarà garantito il dicastero degli Esteri, anche nel caso in cui il suo leader, Avigdor Lieberman, che si appresta a diventare il nuovo capo della diplomazia israeliana, fosse costretto a dimettersi per problemi giudiziari. Nelle ultime ore circolano voci secondo cui il premier designato Benjamin Netanyahu avrebbe promesso al suo principale rivale all’interno del Likud, Silvan Shalom, la poltrona di ministro degli Esteri nel caso in cui Lieberman dovesse appunto dimettersi a seguito di una sua incriminazione per corruzione.



Amnon Dankner, ex direttore del quotidiano “Ma’ariv”, scrittore, ultimamente romanziere di successo dice questo del nuovo governo: "gli israeliani sanno bene che in questo momento qualsiasi eventualità di accordo con i palestinesi è lontano anni luce. Siamo ben distanti dal tempo degli accordi di Oslo del 1993. Oggi non si può fare la pace anche perché i palestinesi sono divisi tra di loro. Trionfa lo scontro Hamas-Olp. Nessuno in Israele crede davvero nell’avvio di un qualsiasi dialogo di sostanza con Abu Mazen. La situazione in questo campo è totalmente bloccata”. E le conclusioni sono ancora più grame: “In questo periodo del nulla non ti puoi attendere nulla”.

Yisrael Beiteinu (ישראל ביתנו, letteralmente "Israele, Casa Nostra") è un partito israeliano di destra. Il partito, che rappresenta soprattutto gli emigrati dell'ex blocco orientale, sostiene la linea dura nei confronti degli arabo-israeliani e dei palestinesi. Uno dei suoi fondatori è Avigdor Lieberman, già membro del Likud, noto per il suo piano di ritiro dalla Linea Verde, in modo tale che aree come il “Triangolo” (Meshulash in ebraico, Sharon orientale) e il Wadi 'Ara – ceduto dalla Giordania a Israele in seguito agli accordi successivi all’armistizio del 1949 – passino sotto il controllo arabo. Ciò comporterebbe per circa un terzo degli arabi israeliani la perdita della cittadinanza. La giustificazione di tale cessione di territori dello Stato di Israele sarebbe nel fatto che la popolazione è composta per la maggior parte da arabi che si sentono palestinesi più che israeliani. Essi dovrebbero perciò essere incoraggiati a riunirsi all'Autorità Nazionale Palestinese, il trasferimento di arabo-israeliani in territori palestinesi dovrebbe essere incoraggiato con aiuti economici.

www.beytenu.org

intevista a Lieberman (lingua originale)

Wednesday, March 25, 2009

ELEZIONI IN MACEDONIA

Gjorge Ivanov, professore di politica, è in netto vantaggio sui suoi avversari nel primo turno delle presidenziali in Macedonia, in un voto che ha ricevuto il plauso dell'Ue per la mancanza di disordini e violenze.
Secondo un primo conteggio ancora incompleto dei voti, il 49enne Ivanov, esponente del partito di destra VMRO-DPMNE è in netto vantaggio per la vittoria della presidenza al ballottaggio che si terrà tra due settimane. I risultati parziali mostrano un testa a testa per il secondo posto tra Ljubomir Frckovski, del principale partito di opposizione SDSM, e l'indipendente Ljube Boskovski, ministro dell'Interno durante i disordini etnici del 2001.
Si tratta della prima esperienza politica per Ivanov e la sua candidatura è giunta a sorpresa.



L'Organizzazione rivoluzionaria interna macedone - Partito Democratico per l'Unità Nazionale Macedone è un partito di cenro-destra nella Repubblica di Macedonia e che sostiene l'ammissione di Macedonia presso la NATO e l'Unione europea. La parte del nome deriva dalla Organizzazione rivoluzionaria interna macedone, un movimento ribelle del 19o secolo. L'originale organizzazione fu soppressa nel 1930, data alla quale il territorio della attuale Repubblica di Macedonia ha fatto parte del Regno di Jugoslavia. Dopo la morte di Tito nel 1980, SFR Jugoslavia ha cominciato a disintegrarsi e la democrazia partitica è tornata in Macedonia. Molti esuli nazionalisti tornaono in Macedonia dall'estero, e una nuova generazione di giovani intellettuali macedone riscoprì la storia del nazionalismo macedone. In queste circostanze, non era sorprendente che il nome del famoso movmento macedone ribelle è stato rianimato. Sotto il nome VMRO-DPMNE, il partito è stato fondato il 17 giugno 1990 a Skopje.
www.vmro-dpmne.org.mk

SFIDUCIATO IL PREMIER CECO : le vittime istituzionali della crisi economica

Il governo del premier conservatore ceco Mirek Topolanek è stato sfiduciato oggi dal Parlamento. Una mozione di sfiducia presentata dall'opposizione socialdemocratica è stata votata da 101 deputati, quanto bastava per far cadere il governo. Topolanek, premier della Repubblica Ceca dal 2006, è da gennaio di quest'anno anche Presidente del Consiglio europeo, essendo succeduto al francese Nicolas Sarkozy nel semestre di guida europea. Il primo ministro resterà in carica fino a quando il presidente della Repubblica Vaclav Klaus non nominerà un nuovo esecutivo o indirà elezioni anticipate. La procedura prevede che il presidente ceco, dopo aver accettato le dimissioni dell'esecutivo, accerti se la squadra di governo può rimanere fino al conferimento dell'incarico a un nuovo premier. A questa fase seguiranno consultazioni e negoziati. Il leader dell'opposizione Jiri Paroubek ha dichiarato di essere disposto a far rimanere in carica il governo sino a luglio, cioè sino alla fine del semestre europeo, a patto che il ministro degli Interni Ivan Langer lasci l'incarico.
Il governo ceco dunque rischia di diventare la quarta vittima della crisi economica dopo Islanda, Belgio e Lettonia. Ma le turbolenze finanziario-economiche hanno messo sotto pressione più di una squadra al comando nell’Europa centro-orientale. L’Ucraina è tetanizzata dai litigi in seno al governo e con il presidente sui negoziati per il superprestito di salvataggio del Fondo Monetario Internazionale, la Turchia attende le elezioni amministrative del 29 marzo prima di procedere a sua volta all’accordo con il Fmi. Rischia parecchio anche il governo ungherese. A Budapest, profondamente colpita dalla crisi economica, s’è aperta una vera e propria crisi al buio, dagli esiti incerti. Il primo ministro Ferenc Gyurcsany, parlando sabato al Congresso del suo Partito socialista, ha chiesto di trovare un nuovo leader a cui affidare la formazione di un governo di più ampio consenso. A questo punto, gli scenari della transizione appaiono tutto meno che scontati. Anche la Turchia vive una fase d’incertezza politica. Duramente colpita dalla crisi finanziaria, Ankara sta trattando per un presti col Fondo monetario internazionale. In particolare, sono in discussione gli obblighi che l’istituzione di Bretton Woods imporrebbe in termini di bilancio pubblico. In questo contesto, per domenica sono in programma elezioni amministrative anticipate. Il partito islamico-moderato per la Giustizia e lo Sviluppo (Akp), di cui è espressione il premier Recep Tayyip Erdogan. Il capo del governo non s’è speso nella campagna elettorale e punta a vincere, tenendo conto che parrebbe mancare una reale alternativa politica. Tuttavia, anche l’Akp in alcune realtà rischia e un risultato negativo potrebbe avere un contraccolpo anche ad Ankara.

http://it.euronews.net/2009/03/25/la-repubblica-ceca-portera-a-termine-il-semestre-europeo/

Thursday, March 19, 2009

LA CENSURA CHE UCCIDE


Il blogger iraniano Mir Sayafi, 25 anni, è morto mercoledì in prigione a Teheran, dove era detenuto dopo essere stato condannato per insulti nei confronti della guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei. Gli organi d'informazione iraniani riportano di una serie di arresti, effettuati negli ultimi mesi, di persone legate a siti web. Secondo le autorità locali farebbero parte di un «complotto» sostenuto da potenze straniere contro l'Iran. Dopo la chiusura di molti giornali, in Iran i blog sono diventati la principale fonte d'informazione indipendente. Lo scorso novembre durante una visita a Teheran è stato arrestato Hossein Derakhshan, 33 anni, blogger che dal 2000 viveva a Toronto (Canada) dove aveva lanciato una serie di siti d'informazione. Hossein Derakhshan, si trova in carcere a Evin accusato di spionaggio a favore di Israele. Avrebbe “confessato” e su di lui pesa ora la minaccia della condanna a morte. Per la stessa accusa Teheran ha appena giustiziato Alì Ashtari. Derakhshan era partito dal Canada, dove ha iniziato l’attività di blogger anti-regime in farsi e inglese conquistandosi anche una collaborazione col Guardian, per far visita alla famiglia in Iran. La sua colpa? Una visita in Israele di due anni fa, per “mostrare la vita quotidiana del popolo ebraico” e smascherare i pregiudizi antisemiti. E’ stato rinchiuso a Evin, significa “amore” in curdo ma durante la Rivoluzione khomeinista vi si uccidevano i dissidenti estraendo il sangue. Zahara Kazemi è morta a Evin per emorragia cerebrale, colpevole di aver scattato fotografie della prigione. A Evin, la più famosa segreta dell’Iran che le Nazioni Unite hanno definito “una prigione nella prigione”, ci sono decine di dissidenti e nemici del khomeinismo. Ufficialmente, dei 2.755 uomini e 375 donne di Evin, nessuno figura come “prigioniero politico”. La formula più usata è “moharebeh”, cn cui nel Corano si indicano i reati dei “nemici di Allah”. A Evin, ci sono rinchiusi, fra gli altri: La giornalista Parvin Ardalan è lì in agonia per “propaganda contro il sistema”, L’ayatollah Seyyed Hossein Borujerdi, dissidente teologico della Rivoluzione; Ramtin Soodmand, figlio dell’ultimo convertito al cristianesimo giustiziato; a quindici anni è stato appena condannato lo studente curdo Yasser Goli. Finirà impiccato invece l’insegnante curdo Farzad Kamangar. Casi esemplari della repressione ....

Tuesday, March 17, 2009

GOLPE IN MADAGASCAR

La vita nella capitale Antanarivo continua come sempre, con scuole e negozi aperti, ma la gente è preoccupata che possa scoppiare una guerra civile. L'esercito, che ha scelto oramai l'opposizione, è schierato ad Antananarivo intorno agli edifici occupati, l'ufficio del presidente e la banca centrale. Rajoelina, 34 anni, ex sindaco della capitale, da gennaio cavalca le proteste popolari contro gli aumenti dei prezzi, che hanno fatto oltre cento morti. Il 31 gennaio si è autoproclamato leader del paese e il 7 febbraio ha guidato una marcia sul palazzo presidenziale, respinta a mitragliate, con una trentina di vittime. Nei giorni scorsi ha rifiutato un'offerta del presidente di tenere un referendum per risolvere la crisi e ha chiesto invece alle forze armate di arrestare Ravalomanana.
il presidente del Madagascar, Marc Ravalomanana, si è dimesso e ha consegnato il potere ai militari. Lo ha detto il suo portavoce. Il braccio di ferro è stato così vinto dal capo dell'opposizione, il sindaco della capitale Antananarivo Andry Rajoelina, 34 anni, che è entrato nell'ufficio del presidente nel centro della capitale Antananarivo (occupato lunedì dall'esercito, che oramai lo appoggia) e ha annunciato a una folla festante che otto ministri hanno consegnato le dimissioni nelle sue mani: «La lotta per la democrazia è quasi terminata» ha dichiarato.


Nel 1885, nel contesto della spartizione coloniale dell'Africa, gli inglesi rinunciarono a qualsiasi pretesa nei confronti del Madagascar, lasciando il campo libero ai francesi. Nel 1890 la Francia dichiarò il Madagascar un proprio protettorato. Durante la seconda guerra mondiale, truppe malgasce combatterono in Francia, Siria e Marocco. Quando la Francia cadde in mano ai tedeschi, il Madagascar passò sotto il controllo del governo di Vichy. Nel 1942 l'isola fu invasa dalla Gran Bretagna che la riconsegnò ai "francesi liberi" di de Gaulle l'anno dopo.
Nei primi anni '50 la Francia diede inizio a una serie di riforme che consentirono al Madagascar una transizione verso l'indipendenza. Il 14 ottobre 1958 nacque ufficialmente la Repubblica del Madagascar nel ambito della Communauté Française. Il 26 giugno 1960 finalmente il Madagascar divenne indipendente, con Philibert Tsiranana come primo presidente. Dopo l'abbandono di Tsiranana e un breve periodo di transizione, il potere passò nelle mani di Didier Ratsiraka, che modificò profondamente lo stato e la politica estera malgascia in direzione di un socialismo filo-sovietico. Il partito di Ratsiraka divenne l'unico partito legalmente riconosciuto nel 1977, e la libertà di stampa fu fortemente ridotta. Il regime di Ratsiraka iniziò a vacillare negli anni '80, sotto la pressione di una forte crisi economica e del crescente isolamento internazionale del paese. Ratsiraka modificò gradualmente la propria politica, fino a indire le prime elezioni multi-partitiche nel 1993. Ratsiraka e il suo principale rivale, Albert Zafon, si alternarono alla guida del paese fino al 2001.
Marc Ravalomanana é presidente del Madagascar fino al golpe.
Nel 1999 Ravalomanana divenne sindaco della capitale malgascia, Antananarivo. Alle elezioni del 16 dicembre 2001 fu candidato alla presidenza del paese; l'esito delle votazioni fu controverso, e sia Ravalomanana che il suo avversario (il presidente uscente Didier Ratsiraka) sostennero di aver vinto. La disputa causò alcuni scontri fra i sostenitori dei due candidati: mentre le zone centrali dell'isola vennero occupate da Ravalomanana le coste furono fedeli a Ratsiraka e le strade furono interrotte da posti di blocco, anche l'esercito cominciò a dividersi tra chi era fedele a uno o all'altro candidato. Il 22 febbraio 2002, Ravalomanana si autodichiarò presidente, e la sua posizione fu confermata il 29 aprile dall'Alta Corte Costituzionale. Questo, tuttavia, non pose fine agli scontri nel paese, che si conclusero solo con l'esilio forzato di Ratsiraka, il 5 luglio.

SEATTLE POST-INTELLIGENCER

Dopo 146 anni il Seattle Post-Intelligencer abbandona la carta stampata e diventa esclusivamente online, è la prima volta per un quotidiano di una grande città. L’ultimo numero è stato venduto oggi in edicola. Che la testata fosse in crisi, non e’ una novita’, e l’idea di trasformarla in un quotidiano sul web era nell’aria da diverse settimane, dato che a diversi cronisti era stato prospettato un passaggio alla redazione elettronica.
Il passaggio su internet avra’ conseguenze pesanti dal punto di vista dell’occupazione: la testata online avra’ complessivamente una ventina di giornalisti e la maggior parte dei dipendenti del quotidiano, 167 in tutto, perdera’ il proprio posto di lavoro.
La crisi colpisce anche l'iformazione , è sembrava doveroso seglalare anch su questo blog questo caso emblematico che ha interessato uno dei giornali più vecchi di Seattle.

Sunday, March 8, 2009

IRLANDA DEL NORD TORNA L'IRA

Real Irish Republican Army o RIRA è un'organizzazione paramilitare nata nel 1997 in seguito alla scissione di alcuni elementi dissidenti dall'IRA, contrari alla strategia del processo di pace perseguita dalla dirigenza. Dopo alcune azioni che dimostravano come, pur se limitati nel numero, i dissidenti erano in grado di costituire una seria minaccia per il processo di pace (erano tutti "veterani" dell'IRA esperti nella fabbricazione di bombe), il 15 agosto 1998 un'autobomba della RIRA nel centro di Omagh causò la morte di 29 persone (l'attentato singolo che ha causato più vittime nella storia dei Troubles). La Vera Ira ha rivendicato l’attentato in Irlanda del nord costato la vita a due soldati britannici con una telefonata al Sunday Tribune L’attentato, in cui due soldati sono morti e altre quattro persone sono rimaste ferite, è avvenuto ieri sera alle 21.40 (le 22.40 in Italia) nel quartier generale del genio militare a Masserene nella contea di Antrim, a nord ovest di Belfast. Stando alle più recenti ricostruzioni, il commando armato si è avvicinato in macchina e ha aperto il fuoco all’ingresso principale della base, dove un gruppo di militari e civili dello staff stavano ritirando delle pizze da un fattorino.




L'Irish Republican Army (IRA) (in gaelico Óglaigh na hÉireann), a volte indicata come Old IRA (Vecchia IRA), era un'organizzazione militare nata dai Volontari Irlandesi (Irish Volunteers), che nel 1919 il Dáil Éireann riconobbe come esercito della Repubblica Irlandese, proclamata durante la Rivolta di Pasqua del 1916 e riaffermata dal Dáil nel gennaio 1919. La violenza politica che scoppiò in Irlanda tra il 1916 e il 1923, aveva le sue origni nelle richieste del nazionalismo irlandese per l'indipendenza dalla Gran Bretagna, e nella resistenza unionista a queste richieste. Entro il 1914, questa questione giunse ad una impasse, con il governo britannico pronto a concedere la Home Rule o l'autogoverno all'Irlanda. Ciò portò alla formazione di milizie armate unioniste e nazionaliste, rispettivamente la Ulster Volunteer Force e i Volontari Irlandesi. Government of Ireland Act del 1914, più generalmente noto come Third Home Rule Act, fu un atto approvato dal parlamento britannico nel maggio 1914, che cercava di dare all'Irlanda un governo autonomo all'interno del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. La sua implementazione venne rinviata fino a dopo la I guerra mondiale. Volontari Irlandesi si divisero, con i National Volunteers guidati dal leader del Partito Parlamentare Irlandese, John Redmond che erano pronti ad accettare le promesse britanniche di concedere l' Home Rule. Dall' altra parte circa 12.000 Volontari, guidati dal presidente della Gaelic League, Eoin MacNeill, infiltrati dalla segreta Fratellanza Repubblicana Irlandese, si rifiutarono di unirsi allo sforzo bellico britannico e mantennero il nome di Volontari Irlandesi. La rivolta scoppiò il 24 aprile 1916, il lunedì di Pasqua.
Nell'occasione, la rivolta consistette in una settimana di combattimenti nelle strade della capitale irlandese, passata la quale i ribelli si arresero. I britannici usarono una forza soverchiante, comprendente oltre 16.000 uomini, artiglieria e una cannoniera navale, per sedare la ribellione. I capi della rivolta occuparono il General Post Office , issando una bandiera verde con la scritta 'Irish Republic', e proclamando l'indipendenza per l'Irlanda. Anche se la rivolta divenne in seguito un episodio celebrato dai nazionalisti irlandesi, fu molto impopolare all'epoca. I Volontari ribelli erano una fazione di minoranza tra i nazionalisti irlandesi , ma l'opinione pubblica si spostò progressivamente dalla parte dei ribelli nei due anni seguenti. Tornati dai campi d' internamento, i reduci della rivolta presero il controllo del Sinn Féin, un piccolo partito nazionalista guidato da Arthur Griffith che cedette la guida del partito a Eamon de Valera, l' unico dei comandanti della rivolta che non era stato giustiziato grazie alla sua cittadinanza statunitense. Nelle elezioni generali del 1918 ottenne una vittoria decisiva, conquistando la maggioranza assoluta dei seggi irlandesi. I membri del parlamento del Sinn Féin si ritirarono dal parlamento britannico e dichiararono la Repubblica Irlandese nella Mansion House di Dublino dove si riunirono dando vita al primo Dáil Éireann. A quel punto i Volontari Irlandesi, noti in gaelico come Oghlaigh na hEireann, vennero riorganizzati sotto la guida di Michael Collins e cominciarono a essere chiamati Irish Republican Army. Come primo atto, il Dáil elesse un primo ministro (Priomh Aire), Cathal Brugha, e varò un Gabinetto, presieduto da de Valera, chiamato Aireacht. In teoria, l'IRA era responsabile verso il Dail ed era l'esercito della Repubblica Irlandese, ma il Dail ebbe grandi difficoltà nel controllare le azioni dei Volontari. L'IRA condusse una campagna di guerriglia contro le forze della Corona Britannica in Irlanda dal 1919 al luglio 1921. Il periodo più intenso della guerra fu dal novembre 1920 al luglio 1921. A Belfast la guerra ebbe un suo carattere particolare. La città aveva una maggioranza protestante e unionista e alle azioni dell'IRA seguivano feroci rappresaglie contro la popolazione cattolica, comprendenti omicidi e l'incendio di molte case. L'IRA a Belfast, e nel nord in generale, fu quindi più impegnata nel proteggere la comunità cattolica dai lealisti e dalle forze statali. I negoziati del Trattato Anglo-Irlandese si svolsero a Londra nel dicembre 1921. La delegazione irlandese era guidata da Arthur Griffith e Michael Collins.
La parte più controversa del trattato, per l'IRA, fu il fatto che il nuovo stato non sarebbe stato una Repubblica, ma si sarebbe chiamato Stato Libero d' Irlanda (Saorstat Eireann) e avrebbe avuto lo status di dominion all' interno del Commonwealth britannico, e il fatto che i parlamentari avrebbero dovuto pronunciare un giuramento di fedeltà al Re, che rimaneva formalmente il Capo dello Stato. Queste questioni furono la causa di una spaccatura nell'IRA e in ultima analisi della guerra civile irlandese. In base al Government of Ireland Act 1920, l'Irlanda era stata divisa, creando una Irlanda del Nord e una Irlanda del Sud. In base ai termini dell'accordo Anglo-Irlandese del 6 dicembre 1921, che pose fine alla guerra, all'Irlanda del Nord venne data l'opzione di ritirarsi dal nuovo stato, lo Stato Libero d'Irlanda, e rimanere parte del Regno Unito. Il parlamento dell'Irlanda del Nord, a maggioranza protestante, si pronunciò in quel senso. La parte dell'IRA a favore del trattato divenne ben presto il nucleo del nuovo Irish National Army creato da Collins e Mulcahy. La pressione del governo britannico, che esigeva che il Governo Provvisorio ristabilisse la propria autorità e disarmasse i ribelli, e le tensioni tra le fazioni dell'IRA pro e contro il trattato, portarono ad una sanguinosa guerra civile in cui compagni che fino a qualche mese prima avevano combattuto fianco a fianco si spararono addosso e che finì con la sconfitta della fazione contraria al trattato. Circa 7-8.000 membri dell'esercito nazionale dello Stato Libero d'Irlanda erano ex volontari dell'IRA. Dall'altra parte, circa 15.000 uomini combatterono per la parte contraria al trattato. Il 24 maggio 1923 Frank Aiken, repubblicano del South Armagh e Capo di Stato Maggiore dell'IRA (anti-trattato), dichiarò un cessate-il-fuoco e ordinò a tutte le unità di mettere da parte armi e altro materiale bellico. Molti uomini dell' IRA abbandonarono completamente l'attività politica, ma una minoranza continuò ad insistere che il nuovo Stato Libero d'Irlanda, creato da un trattato "illegittimo", era uno stato senza legittimazione. Essi affermavano che il loro "Esecutivo dell'IRA" era il vero governo dell'ancora esistente Repubblica Irlandese.