Saturday, November 8, 2008

LE SFIDE DI OBAMA, I SUCCESSI DI BUSH


Ora le sovrane prerogative del potere presidenziale, dopo il voto del 4 novembre, vengono conferite a un afroamericano. L’evento è di portata politica e storica incalcolabile, non solo negli Stati Uniti ma ben oltre. L’ascesa del coloured people era già da tempo manifesta, sia nelle cariche pubbliche, sia nella vita sociale. Basta ricordare gli alti compiti affidati a Colin Powell e Condoleezza Rice, o i riconoscimenti e i successi ottenuti da personaggi come Jesse Jackson, Clarence Thomas, Richard Parsons. Ma ora, con Barack Obama, «il primo nero» è alla Casa Bianca. Obama dovrà governare fra i residui d’ogni pregiudizio razziale, più o meno latente, se non fra movimenti aggressivi eredi del Ku Klux Klan o delle Black Panthers.
Al neopresidente spetterà, nello stesso tempo, la responsabilità di affrontare innumerevoli problemi non risolti e anzi esasperati negli ultimi anni fino alla scadenza del mandato di George W. Bush. Nell’economia, oltre a fronteggiare il collasso di Wall Street che ha contagiato il sistema finanziario su scala internazionale, dovrà intervenire con urgenza sulla crisi dei mutui e dei valori immobiliari che negli Stati Uniti assilla i risparmiatori anche se punisce gli speculatori. Ma dovrà presto affrontare anche fondamentali questioni come il debito pubblico raddoppiato, il passivo del commercio con l’estero, le incognite sulla variabile gestione delle riserve monetarie accumulate dalla banca centrale in Cina e finora investite nei titoli del Tesoro di Washington.
Nello scenario politico e strategico internazionale, gli oneri assunti dalla «superpotenza gendarme» hanno raggiunto lo stadio della massima superestensione. In politica estera, l’agenda del neopresidente comprende i conflitti cronicizzati nell’Iraq e nell’Afghanistan dei talebani favoriti dall’instabilità del Pakistan, il pericolo del nazionalismo atomico iraniano, le difficili relazioni con la Russia di Putin, il proselitismo castrista nel Sudamerica delle sfide anti-yanqui da Chávez a Morales e oltre. Ma non è ancora tutto, anzi c’è molto di più. Rimane il contenzioso ecologico, «una scomoda verità» secondo il film documentario di Al Gore. Sulla questione dell’inquinamento ambientale, infatti, l’emissione massima di esalazioni fino all’effetto «serra» deriva dall’iperconsumo energetico degli Stati Uniti.
È questa la più complessa vertenza internazionale, mentre l’attesa conversione del massimo sistema industriale alle fonti energetiche alternative, con la riduzione dei consumi di petrolio e gas, impone alti costi per un’efficace tutela dell’ambiente. Se non ora, mentre incombe la recessione dell’economia, nei prossimi tempi sarà questo negli Stati Uniti e in ogni società industriale il «problema dei problemi». (corriere della sera)




Bush fino ad oggi è stato, nel bene o nel male, in grado di far fronte a tutti questi problemi. Sarà in grado anche il neopresidente Obama??? La sua inesperienza, soprattutto in politica internazionale riuscirà ad essere colmata dal suo vice Biden e dai tanti clintonianai dei quali si sta circondando??? solo il tempo sarà in grado di darci una risposta, sicuramente l'atteggiamento tenuto da Obama nelle prime battute sul nucleare Iraniano (Obama ha definito inaccettabile il fatto che l'Iran si doti di una bomaba atomica..) ci fanno sperare che ci sia una continuità almeno in medio oriente con la politica di G.W.Bush.

Per quanto riguarda Bush, ricordiamo che è divenuto presidente degli Stati Uniti d'America il 20 gennaio 2001 come vincitore di una delle più indecise elezioni nella storia statunitense, sconfiggendo il democratico vicepresidente Al Gore in 30 dei 50 Stati con una vittoria per poco in cinque collegi elettorali. Gore ha conseguito la maggioranza dei voti popolari con circa 51 milioni di preferenze su un totale di 105 milioni di votanti: un margine quindi di mezzo punto percentuale. Era dal 1888 che un candidato alla presidenza, sconfitto in quanto a preferenze, risultasse eletto grazie ai voti dei grandi elettori. Fu decisivo per Bush il vantaggio di circa 600 voti conseguito in Florida. Nel periodo di crisi nazionale seguito agli attacchi dell'11 settembre 2001, Bush godette per un breve periodo di consensi superiori all'85 per cento. Per alcuni mesi dopo l'attacco, Bush mantenne questi risultati eccezionali (i consensi più alti per un presidente da quando sondaggi regolari cominciarono ad essere effettuati nel 1938), ma gradualmente essi scesero a livelli sempre più bassi. Durante le elezioni per il Congresso tenutesi a metà del mandato presidenziale, nel 2002, Bush ottenne il più alto livello di consensi in elezioni di mezzo termine e di conseguenza il Partito Repubblicano riprese il controllo del Senato e aumentò la sua maggioranza nella Camera dei Rappresentanti. Lentamente questi consensi, soprattutto dopo il secondo mandato sono andati calando, fino a far diventare Bush uno dei presidenti "meno amati della storia degli USA".

G.W.Bush ha governato nel periodo più difficle della storia americana, ha subito un atto di guerra all'interno del territorio americano, ha dovuto combattere contro un nemico "il terrorismo" che trova le sue radici nell'anti-americanismo diffuso nel medio-oriente e non solo, ha condotto due importantissime guerre per "esportare" quei germi di democrazia, che hanno permesso all'America di eleggere un presidente nero... ha dovuto far fronte a governi dispotici anti-americani nati come i funghi in Americalatina (Chavez, Morales, Castro eccecc..), è stato investito in pieno da una crisi economica globale, non causata da lui come molti credono o vogliono credere, ma da una bolla speculativa che è esplosa già presente da almeno 15anni... Per tutti questi motivi, ma soprattutto per il grande spessore con il quale Bush ha saputo far fronte a tutti questi problemi, il giudizio su quello che è stato il 43esimo presidente degli Stati Uniti, non può essere più che positivo. La storia, con i suoi tempi, riuscirà a dare a G.W.Bush il posto che merita (uno dei migliori presidenti della storia americana).

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