Wednesday, October 22, 2008

U.S.A. : election day sempre più vicino. Perchè tra McCain e Obama non c'è granchè di differenza, anzi ...

Obama è uno dei più chiacchierati candidati a presidente degli Stati Uniti d'America da sempre: il suo appeal è cresciuto tremendamente nel corso degli ultimi anni per una serie di logiche interne al sistema politico e mediatico statunitense e mondiale che dà merito a chi riesce a ritagliarsi uno spazio con autorevolezza e simpatia.

Oggi, però, Barack Obama (http://www.barackobama.com ) non è solo quel "fenomeno da baraccone" stile Grillo, Travaglio o Di Pietro, che inferocisce le piazze in modo populista e qualunquista, come potrebbe benissimo fare un "Ronaldinho" qualsiasi. Obama è cosa seria: lanciatissimo per la conquista della casa bianca, è dato in netto vantaggio sul rivale repubblicano McCain da tutti i sondaggi, ed ha ottenuto l'appoggio di alcuni elementi politici di spicco dell'ala repubblicana, come Colin Powell, Chuck Hagel, Robert Gates, Tom Daschle, Lawrence Summers.

Obama sta conducendo una campagna elettorale seria, dignitosa, distinta e abbastanza moderata per quelli che sono gli stili e i toni prelettorali d'oltreoceano.

Ispirato da un modello simile a quello di Abraham Lincoln, sta portando avanti idee e scelte bipartisan tanto che nell'eventuale toto-ministri si inseriscono numerosi repubblicani.

La gravità della crisi economica che colpisce gli Stati Uniti e soprattutto le difficoltà politiche sugli esteri e il calo della considerazione dell'immagine "stelle e striscie" dopo l'attentato devastante dell'11 settembre 2001, impongono un serrato confronto e degli accordi precisi per gli interessi del Paese che è e rimane la più grande superpotenza mondiale.

E sul fronte repubblicano, che dire di John McCain? 72enne come il "nostro" Berlusconi, senatore dell'Arizona in carica, di religione battista, sposato divorziato e poi risposato, con un'importante carriera militare alle spalle, McCain ha ricoperto quel vuoto che all'interno del partito Repubblicano ha seguito la figura di spicco di George Walker Bush, il presidente che insieme a Franklin Delano Roosevelt passerà alla storia come quello che ha dovuto amministrare gli Stati Uniti nei periodi più difficili della storia, a causa dell'attacco alle twin towers e della crisi economica degli ultimi anni.

McCain non dice niente di nuovo: non trasmette la forza, l'entusiasmo, la convinzione di sè proprie di G.W. Bush, non esprime nei propri discorsi altro se non una tremenda paura di perdere.

E qualora arrivasse una sconfitta, è una sconfitta del partito Repubblicano statunitense ma non certo della destra, o almeno della destra per come la intendiamo noi Europei.
Le elezioni Americane viste dall'Europa sono da leggere tra le righe: a partire dal sistema partitico, politico ed elettorale, fino a finire con i meccanismi delle primarie e le candidature per la presidenza.

Le elezioni negli State's sono una festa della democrazia, e sono il confronto tra due soli partiti-contenitori di idee e rappresentanze come il partito repubblicano e il partito democratico che non hanno mai avuto a che fare quelle ideologie derivanti dal marxismo (socialismo e comunismo) di cui l'Europa è intrisa fino all'osso.

Repubblicani e democratici sono entrambi schieramenti ben più a destra di gran parte della destra Europea come principi, valori, riferimenti etici e morali, ideologie.

Gli Stati Uniti d'America sono il Paese multiculturale in cui l'integrazione è una realtà e la "tolleranza" cui spesso facciamo riferimento in Europa come fosse l'eldorado, non è mai stata presa in considerazione per il principio stesso che uno non deve "tollerare" l'altro perchè diverso, ma rispettarlo in quanto tale.

Statunitensi non si nasce, si diventa. Un newyorkese che non sente nel cuore la democrazia e la libertà, gli ideali che compongono l'animo degli U.S.A., non sarà mai un vero statunitense. Così come qualsiasi persona del mondo, nata in qualsiasi Paese, se si rifà a quel tipo di ideali può sentirsi (e diventare) statunitense.

Obama non ha nulla a che vedere con sinistra europea e Italiana: è simbolo dell'integrazione razziale che negli U.S.A. è realtà, e una sua eventuale elezione a presidente confermerebbe quanto in America sono progrediti dal punto di vista civile e sociale rispetto a quello che è, in tutti i sensi, il "vecchio continente".

E che nessuno ci venga a dire, cari comunisti, socialisti o antiamericani, se vincerà Obama che avete trionfato e che noi abbiamo perso.

Noi tifiamo per lui. Perchè un suo trionfo sarebbe uno schiaffo in faccia a chi continua a dire che negli U.S.A. non esiste libertà ma solo razzismo. Sarebbe una batosta pesante per chi continua a pensare che in america nulla funziona.

Tifiamo per lui perchè è un americano anche lui. Simbolo del "melting-pot" che ha fatto e fa ancora oggi degli U.S.A. la più grande democrazia della storia del pianeta.

Poi magari non sarà un grandissimo presidente, non sarà Thomas Woodrow Wilson o Ronald Wilson Reagan (i più apprezzati presidenti degli U.S.A., che però vissero fasi storiche ben differenti rispetto a quella attuale): ma già il fatto di diventarlo non potrà che essere un ulteriore successo per la democrazia e la libertà made in U.S.A.

Peppe Caridi - http://peppecaridi2.wordpress.com/


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